Mettersi in gioco
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Mettersi in gioco.
Giocavo con delle spazzole per le scarpe e i tappi metallici delle bottiglie. Le spazzole erano navi e i tappi gli uomini. Intere e prolungate battaglie navali sul pavimento della cucina, che era l’oceano. Con tanto di strategie e colpi di scena. Il tempo passava senza accorgermene ed esisteva soltanto quell’avventura eccitante.
Avevo costruito con dei pezzi di canna dei veri e propri cannoni, con tanto di stantuffo azionato da un elastico. Quando i tappi risultavano rovesciati nella zuffa, si trattava di soldati morti. La mia ammiraglia finiva sempre per vincere, anche se non le risparmiavo le emozioni del rischio e le imboscate degli avversari…
Quando Jacopo era piccolo, passavamo la sera a ritagliare pezzi di carta e costruire esseri più o meno immaginari con l’assemblaggio di “scartocci”. Ne costruivamo un numero inverosimile. Ad un certo punto, Jacopo mi chiedeva di smetterla, di stare zitto e cominciava lui, nella sua immaginazione, a manovrare queste entità con le mani agili. Stava inventando delle storie, dei film, ed era così preso, concentrato, che ignorava tutto il resto.
Il bambino che gioca vive il suo sogno trafficando con le mani la pasta del mondo. Mi verrebbe da dire che la magia del gioco consiste proprio nell’impastare la terra con i propri sogni, con l’immaginazione, la fantasia. Una scatola di cartone non è più l’imballo della lavatrice, ma un castello, o una navicella spaziale; e l’uncinetto della mamma è una lancia affilata con cui trafiggere il nemico o la belva feroce (presi dal cesto delle patate).
Mi domando se quando dipingo non stia facendo esattamente la stessa cosa. O quando scrivo la NL o traffico con le persone. Impastare la terra, gli eventi, le cose, con il mio sogno. Devo al mio sogno la passione che mi scalda il cuore e trasforma la mia operosità in un’avventura.
Da quando ho cominciato a fare l’artista ho intuito che si tratta di recuperare completamente quel “folle” modo di trafficare con la pasta del mondo che c’era nei nostri giochi infantili. Eliminare ogni critica e ogni considerazione “realistica”. Tutto è possibile quello che riesci ad immaginare. E’ così che si lievita il materiale che entra nella tua giornata. Qui, non è il dovere che fa andare avanti le cose, ma il sogno. Non avete notato che i grandi personaggi che amiamo e che sono nel nostro cuore, avevano tutti un sogno. Non tagliavano cubetti di porfido, costruivano cattedrali.
Forse l’universo ama giocare.
Una persona audace ama mettersi in gioco.
Chi dice di non avere sogni li ha solo dimenticati.
Le persone, quando vincono l’ansia e lo stress, amano fantasticare a piacere.
Apparentemente “inutile”, l’arte di fantasticare è la strada per una vita densa di significato e succulenta.
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Il quadro: Passione.
Eugenio Guarini
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