Lucy ha fatto goal
Guarini Newsletter
Lucy ha fatto goal.
Eppure, nelle cose che sappiamo fare siamo molto intelligenti.
È veramente meraviglioso guardare un bambino mentre gioca. L’intelligenza dei bambini ha questo di fantastico, che si vede, fa parte della loro grazia, della loro bellezza. La vedi. Non hai bisogno di fare test, non hai bisogno di dedurla da ragionamenti relativi ai risultati delle loro performance. La vedi. L’intelligenza dei bambini ha questo di fantastico: è visibile. L’intelligenza dei bambini è furba e radiosa.
Nelle cose che sappiamo fare, che ci vengono bene, siamo come dei bambini. Siamo molto intelligenti e sciolti e radiosi. Diventiamo scemi quando vogliamo fare le cose che non sappiamo fare. Quando ci vogliamo mettere in competizione con altri su terreni che non sono i nostri. Qualcuno ha affermato che da bambini eravamo molto intelligenti ma poi siamo diventati scemi per compiacere i nostri genitori!
Potenza dell’amore. Lo rivela anche il film “Sono Sam”. Vedetelo se volete piangere fino ad ululare. Di quel pianto che rivela quanto è profondo il cuore.
Sam è handicappato e ha questa bambina (la madre se la dà a gambe subito dopo il parto). Sam ama follemente questa bambina. Ma viene il momento in cui lei sa leggere meglio del padre. Sono nel letto. Sam rilegge per l’ennesima volta la fiaba filastrocca che conosce già a memoria. Quando si passa alla lettura successiva, Sam non ce la fa. E la bambina fa finta di non riuscire neanche lei. Vuole restare al livello di suo padre. Sarà l’amore di Sam – perché questo handicappato in amore è molto più avanti non solo della sua bambina ma anche della maggior parte della gente ragionevole – a spingerla avanti. Non solo, ma avrà la meglio – alla fine – anche con l’agguerrita pervicacia delle organizzazioni per la tutela del minore che danno più peso al quoziente d’intelligenza che all’amore e tentano di sottrarre Lucy al padre per affidarlo ad una famiglia normale.
Quasi tutta la formazione spinge ad acquisire doti e capacità che non ci appartengono. Uno ha sempre delle aree di miglioramento da segnalare nel rendiconto serale. Aree di miglioramento che sono aree di fatica che non paga. Quando non c’è vocazione la fatica dell’apprendimento non paga. Non raggiunge mai la spontaneità: resta sempre una fatica della recita. E immette in un contesto di competizione in cui non resta tempo per le cose che contano per il cuore.
Sì, per vivere nella società bisogna apprendere molte cose che costano fatica e che non pagano. Ma si fa perché si vuole stare al passo con gli standard che vengono enunciati. E certo. Se hai delle bocche da sfamare, devi fare anche questo. È bello e nobile che uno faccia questo. E se devi anche solo pagare l’affitto della tua casa e gli strumenti del tuo lavoro, non puoi tirarti indietro. Io amo quelle persone che fanno quello che dev’essere fatto per tener fede ai loro impegni d’amore. Non vuol dire niente se sacrificano una parte della loro soddisfazione e del loro piacere. Del loro benessere. Non vuol dire niente. Non si menomano per questo. Al contrario, sono grandi. Molto più che abbastanza.
Sì io amo quelli che per la propria indipendenza accettano di mettersi in un lavoro che non è proprio il loro sogno. Per me, queste persone sono più grandi di quelli che sanno tutto su come accedere alla felicità e al senso della vita: quelli che sanno stabilire confini molto netti su ciò che possono dare in rapporto a ciò che ricevono.
Ma noi non siamo figli della società fino al punto di farci mangiare l’anima. Non siamo figli del mercato fino al punto di farci risucchiare la nostra identità. Noi paghiamo un prezzo per portare a casa uno stipendio, un onorario. Ma ci dev’essere per noi un tempo e uno spazio in cui coltiviamo il giardino della nostra anima. In cui elaboriamo strategie di fuga. In cui immaginiamo una realizzazione di noi così come siamo e ci piace essere. Senza questo veniamo risucchiati dalla routine quotidiana come inchiostro dalla carta assorbente.
Sam, nel film che ho citato, alla fine la spunta. La scena finale è una partita di calcio tra ragazzi, in cui Sam arbitra e Lucy, la sua Lucy porta il pallone in rete. “Lucy ha fatto goal” è la frase finale che ti rimane nell’orecchio mentre sei risucchiato piacevolmente nella giravolta esultante di Sam con la sua bimba in braccio.
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Eugenio Guarini
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