Il corpo sa come fare
E succede all’improvviso. Ti svegli e ti alzi alla tre di notte senza sapere che cosa ti ha destato. Dormivi così bene! Ti muovi quasi stordito e subito capisci che è ora di dipingere. La tela è grande, sono due metri e settanta per novanta centimetri. L’hai fatta fare su misura perché qualcuno ti ha chiesto un quadro di quelle dimensioni. È rimasta appesa per un paio di giorni, col suo bianco discreto, eppure segretamente provocante. Ti guarda mentre fai tutte le altre cose. Un bianco vuoto che chiama. E quello che succede poi non lo sai ricordare con esattezza. Il pennello i colori il movimento del braccio. Le macchie e poi qualcosa che prende forma. Si impone a un certo punto e tu devi seguirla. Non c’è altro da fare e non ti viene in mente neanche l’ombra di un dubbio che si possa fare altro. Spennelli finché basta. Finché la figura nasce e tu incominci a guardarla. Questa. L’ho fatta io? Chi sei? Che vuoi dire?
Poi la sua presenza incombe sulla tua giornata. Per un tempo indefinito. È come se racchiudesse un segreto che tu non puoi afferrare del tutto. La luna tra le gambe?! Dai! non è solo sesso. Oppure è il mistero del sesso?. E che cos’è il sesso se vai un po’ oltre quello che generalmente si dice e s’immagina?
Vivevo sugli alberi, da ragazzino, in Toscana. Attaccato ai rami con le mani, come le scimmie. E mi spostavo da un albero all’altro con un senso di pienezza e appartenenza. Oh, la corteccia dei tigli, quella morbida scorza ricoperta da un velo di peluria, inafferrabile sensazione di terra, braccia e gambe di una natura che immaginavo originaria e che profumava di vita senza etichette. Quanta energia in quest’abbraccio di aria e di legno! È probabile che la destrezza delle mani si sia sviluppata in quella vita arbicola, e anche a frugare nelle tane oscure degli animali dei boschi, o piuttosto nelle tane sommerse dei fiumi, alla ricerca del guizzo elettrico dei pesci.
Forse è così che ho imparato a frugare nel corpo delle donne e a destare con il tocco delle dita le favole nascoste nei loro capelli. Forse è ancora quell’esperienza che guida i movimenti del braccio quando pennello sulla tela.
Il corpo pensa e pensa diretto. È intelligenza in atto: sente al volo. Esprime senza impaccio e in maniera efficace. Collega. Danza le idee. Ha radici nella terra e braccia nel cielo. È qui, adesso. È tutta la storia dell’universo, qui, a disposizione. Sa come fare. Racconta l’anima. Apprende per sempre. Parla l’amore. Uccide i fantasmi e si pulisce da sé. Ritorna bambino ogni sera e si sveglia innocente ogni mattino. Accumula energie e le regala nella gioia. Sente il gusto dello sguardo.
Che mistero straordinario è la vita! E ti capita – così – di svegliarti in piena notte, non sai perché. E di metterti a pennellare su una tela bianca, che qualcuno ti ha commissionato. E viene fuori La luna tra le gambe e tu ti interroghi, con la meraviglia di allora.
C’è abbastanza tempo per diventare consapevoli di tutto quello che succede?
Ci dev’essere, da qualche parte. Non possiamo, all’infinito, scivolare sulla buccia delle cose. Fermarsi basta? Non ci vuole un dono? Un dono speciale?
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Eugenio Guarini
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