Categoria : Eugenio Guarini
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Essere decisi.
Herbert aveva i suoi scatti, quando parlava. Era un ontonauta di vecchia data. Un uomo affascinante, a suo modo. Aveva un intuito da aquila e le cose che ci diceva sembravano frecce.
Uscire dagli schemi – diceva. E muoveva le mani in quel modo curioso. Sembrava che ci toccasse con le dita nel cervello, direttamente.
Avevamo messo a fuoco questo, nelle nostre riflessioni. Che il punto chiave stava nella decisione. La nostra formazione, e probabilmente la nostra paura, ci avevano suggerito che per deciderci dovevamo avere una conoscenza esauriente della faccenda.
Ma una tale conoscenza, con la certezza che ci immaginavamo l’accompagnasse, non c’era quasi mai. E questo c’induceva a non decidere mai, davvero. Prendevamo decisioni che non erano decisioni. Non comportavano differenze.
Intuivamo che il procrastinare le decisioni era fonte di una catena d’ambiguità e di indeterminatezza che forse favoriva uno stato di salute mentale piuttosto precaria, dal nostro punto di vista. Una sorta di debolezza antropologica epidemica.
Ci rannicchiavamo, in questo modo, in atteggiamenti difensivi e di chiusura. Tutti presi dalle rivendicazioni di rito, per non essere turbati nel nostro limbo. Una sorta di negativo della decisione. Di fatto, non spendevamo la nostra vita per i valori che avrebbero potuto darle sostanza. Stavamo in parcheggio.
– Qui, il punto è avere una nuova visione di ciò che indichiamo quando parliamo di essere decisi. Guardate, ragazzi, – diceva – non sto parlando della decisione di questo o di quello. Ma di essere delle persone decise, determinate. Perché se non ti decidi, non ti muovi e se non ti muovi, rimani in parcheggio. E allora, che cazzo di avventura è quella dell’ontonauta che vuole esplorare l’essere?
Credete, non è una cosa difficile. Si tratta solo di darsi un colpo sulla testa, una scossa. Perché si passi da qui a lì, come dite voi. E allora, io vi dico, non state a pensare a un sistema per prendere questa o quella decisione. Tutte palle!
Il suo modo di parlarci era sempre un po’ provocatorio.
Tutte palle! – diceva.
Ci guardava dritto negli occhi e con quelle dita rimestava nel nostro cervello.
– Non pensate alle decisioni, ma ad essere decisi.
Poi calava il silenzio e noi aspettavamo qualche rivelazione.
– Essere decisi è imparare a dire di sì costantemente. Dire di sì a tutto ciò che negli eventi ci appare bello e buono. Senza tanti ragionamenti. Accettando anche di correre il rischio di errori – madonna!
Dire di sì in ogni momento.
La palestra della decisione è questa. Tu ti alzi al mattino e dici: sì! Questo giorno è per me, per fare cose belle e buone. Io sono felice di essere vivo e di vedere e di avere le mani. E poi ti lavi, metti in ordine la casa, sgombri il tuo tavolo di lavoro, insomma fai piazza pulita di tutti i residui del passato e sgombri l’orizzonte. Sì, fin dalle prime luci dell’alba. Questo giorno è per me. Ho da dare il mio contributo alla vita. E lo posso fare a modo mio.
Dire di sì ai propri sogni, subito, senza dubbi e tante considerazioni ragionevoli. Del tipo: ma questo sì, potrebbe, però ci sarebbe anche da pensare che… I sogni sono la tua verità. Se un sogno è tale che tu a immaginare la sua realizzazione ti senti proprio a posto, giusto, felice, quello è buono e basta per decidersi, cioè, a dire di sì.
Non state a fare stronzate. Del tipo paragoni confronti, risentimenti, critiche… Hai addosso quella verità che è il
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