Categoria : Eugenio Guarini
Categoria : Eugenio Guarini
Guarini Newsletter
Programmazione per entrata casuale.
– Guarda, io non me lo ricordo più… mi pare sia passato un secolo. Forse si tratta di un’altra vita. Allora era tutto così teso… ci si strizzava continuamente l’intestino. Ci si trovava, regolarmente, dopo cena. E si parlava, si pensava. Si voleva migliorare il mondo. D’accordo. Era bello. Eravamo amici. E tutto questo dava eccitazione alla nostra vita. Ognuno ci metteva il meglio. Però, eravamo sempre a spremere il dentifricio. E ne uscivano progetti, programmazioni. Sequenze logiche di passi da fare per raggiungere l’obiettivo. Era perfino facile, alla fine, metterli nero su bianco questi disegni. Quando avevamo partorito il nostro progetto, sembrava che il più fosse fatto.
Ma… – questo è brutto riconoscerlo… – Il fatto è che la vita non seguiva i nostri diagrammi di flusso. Eppure, erano così logici, così lineari. E ne traevamo un senso di sconforto. E ci ritrovavamo la volta successiva, decisi a rincarare la dose. Sì, aumentare la dose… ma delle stesse cose.
– E allora? Cosa è successo, dopo? – Dada versava il Verdicchio dei Castelli di Jesi nelle coppe, per accompagnare il vitello tonnato di fattura locale. Aveva intenzione di farlo parlare.
Dada si occupava, credo, di project management, o qualcosa del genere. E aveva una curiosità tenace, e una certa vocazione per l’elaborazione di teorie iperboliche.
Evgheny era incline alle chiacchiere, dopo cena. In fondo gli piaceva raccontare. Nel raccontare c’è sempre la possibilità di vedere, finalmente, il filo rosso che ha tenuto insieme gli eventi di un’avventura.
– Beh, parecchia acqua è passata sotto il ponte da quel periodo. E devo fare un salto piuttosto lungo. Un salto per arrivare al punto. Il momento è quando mi sono messo a fare il pittore. Sapessi che bella quell’esperienza di dipingere. Ma non è di questo che voglio parlare. Il punto che t’interessa è un altro. L’ho capito. E ci vengo.
Dunque, una volta che hai dipinto tanti quadri e che sei fiero del lavoro che hai fatto, ti rendi conto che ora si tratta di venderli. E questo vuol dire pensare a come muoversi, a come raggiungere i tuoi potenziali clienti. Insomma, le domande che ti vengono in testa riguardano la programmazione del tuo piano marketing – lo chiamate in questo modo, vero?
Sai, le prime cose che ti vengono in mente sono che devi trovare un mercante, far quotare i tuoi lavori su un Catalogo importante, organizzare un lancio in una grossa Galleria – insomma, sborsare un sacco di quattrini, affidandoti agli addetti del mestiere…
Ma io i quattrini non ce li avevo. E non ero neanche convinto che quella fosse la strada giusta.
– E allora? Che cosa hai fatto?
– Le salette comunali. Costano poco o nulla. Le manifestazioni Città d’arte a porte aperte. Costano niente, si va in piazza, ci si mette lì e si aspetta che la fortuna ti venga a visitare.
– Un po’ poco. Nessuna strategia complessa. Nessuna teoria…
– Aspetta. Non ci sono ancora arrivato. Passami ancora di quel Verdicchio.
Dada non si fa pregare. Versa ancora del vino nei loro bicchieri. E spalanca gli occhi.
– In quel periodo stavo evolvendo interiormente. Ero impegnato a mutare i miei atteggiamenti interiori, a trovare una sorta di filosofia personale che mi sostenesse in questa avventura. Volevo che la mia mente si aprisse, che uscisse fuori dagli schemi e che gettasse sulle cose uno sguardo nuovo. Facevo molte osservazioni su quello che facevo e che capitava. Ero diventato un attento osservatore di me stesso e degli eventi. Ero convinto che le lezioni
L | M | M | G | V | S | D |
---|---|---|---|---|---|---|
1 | 2 | 3 | 4 | 5 | ||
6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 |
13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 |
20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 |
27 | 28 | 29 | 30 | 31 |