Lettere da Nosolandia 22

Lettere da Nosolandia 22

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(Disegno: “Conversazioni col mistero”)

Il mistero non è solo quello che avvolge l’oggetto della domanda su Dio. Il mistero avvolge il fondo oscuro da cui emerge la nostra vita, noi stessi, la realtà, il mondo. Tutte le parole intelligenti che si dicono sul mondo e sulla vita, tutte le parole che dobbiamo avere il coraggio di dire, le ipotesi e i saperi che abbiamo elaborato con fatica e nel fuoco della polemica, ma anche nella ricerca sincera di una verità, non sono altro che piccoli fasci di luce che cerchiamo di gettare su una realtà che rimane sempre al di là di quello che riusciamo a comprendere. E la coscienza di questo fondo misterioso della realtà ci aiuta a non rimanere intrappolati nei nostri romanzi. Noi scriviamo i nostri miti sulle mappe del mondo e dobbiamo continuare a farlo, audaci e intrepidi, ma non dobbiamo mai cadere nella trappola di credere che la mappa sia il territorio. Questo vale per le culture dominanti. Ma vale anche per le ipotesi catastrofiche e apocalittiche che ci vengono suggerite per spingerci alla ribellione. Una ribellione è assolutamente necessaria. E probabilmente è già in atto. Questa ribellione si nutre della rinascita dell’io, nella freschezza della sua vitalità, nell’apertura solidale agli altri che scaturisce da un sentimento autentico, da gesti quotidiani che ci salvano dalla stupidità suggerita da un sistema che ci vuole tristi e depressi e impotenti, da gesti che danno corpo all’azione costruttiva e creativa, che diventa capace di servirsi delle nuove tecnologie per migliorare il mondo al posto di stordirci e distrarci in un intrattenimento perenne.

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Ero di ottimo umore, stamani, all’Ospedale. Endoscopia era affollato come un pullman nell’ora di punta. Li ho fatti sorridere tutti, mentre attendevamo che l’infermiera si affacciasse alla porta con l’aria stravolta e ci tenesse a bada. All’ecografia hanno rilevato che i farmaci, probabilmente i gastroprotettori, mi stanno facendo crescere un seno. Per fortuna nessuna presenza di lin foma! In Ematologia mi hanno introdotto alla nuova terapia: un farmaco nuovo, da prendere per bocca ogni giorno, “a oltranza”, ha detto la dottoressa. Dovrò stare sotto stretto controllo perché può avere degli effetti collaterali gravi. Tra lettera della visita e impegnative per esami ho riportato a casa un intero fascicolo, che, aggiunto al grosso volume raccolto in una borsa della spesa, ha ormai toccato un peso considerevole (sarebbe ciò che una dottoressa, una volta, ha definito la mia “biografia”). Ma io ero di ottimo umore e dicevo a me stesso: “Io sto bene, sono loro che dicono che sono malato!”. Poi ho capito. Io abitavo nell’Isola che non c’è. Il mondo della mia narrazione, del mio film, della mia fiction. E ho capito quanto mi salvi questa meravigliosa nicchia ecologica in cui abito la maggior parte del tempo.

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(Disegno: “Attesa di partire”)

Non è per una vacanza anche se ne ha l’aspetto. È per un modo di vivere che prende le distanze dall’imperativo della formula “lavora tanto, guadagna tanto, consuma tanto”. È un viaggio che punta alla qualità della vita, in ascolto con i tuoi bisogni più veri. Non ho bisogno di tante cose. Ma gli strumenti per le mie attività creative, quelli sì, che siano i migliori che posso ottenere. Io amo le attività creative immensamente più dei consumi passivi. E non voglio che l’umanità fermi il suo progresso per limitarsi ad amministrare l’esistente, sotto la minaccia della catastrofe. Desidero che l’umanità continui a progredire nella scoperta di modalità di crescita che si prendano cura del pianeta e l’universo intero. È un grande viaggio, avventuroso e audace. E proprio per questo allettante.

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Il piacere di arredare casa. Quando dipingo i miei quadri, nella mia immaginazione io arredo casa. Trovo una gioia infantile e verginale nel farlo. Ovviamente il mio concetto di casa è largo, ma il suo cuore è quella sorta di isola creativa dove lavoro, invento, penso, esprimo e comunico. È il luogo dove mi nutro e mi ricreo. E, da questo punto di vista, si estende in dimensioni che travalicano il mio appartamento. È un luogo mentale. È l’Isola che non c’è, dove abito la maggior parte del tempo. E se faccio una tela con “Il grande veliero” l’appendo in una stanza luminosa, che dà sul mare, perché ammicchi ai viaggi che ho fatto e a quelli che farò e a tutte le persone con cui condividerò emozioni ed avventure.

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La creatività, il generare cose nuove utili e belle, è una espressione di generosità.

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Tutto scorre ma io sto fermo. In silenzio ascolto dentro di me. E lascio che quel che sento mi guidi. Così riprendo il cammino. Senza preoccupazione. Solo il desiderio. Non le voglie, il desiderio. E lascio che il desiderio mi guidi. E tutto accade. Io stesso accado. Pieno di meraviglia.

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Scoprire quello in cui si crede davvero, quello che si sente autenticamente, sentirlo con quell’intensità che caratterizza la circostanza, è come rinascere. E non è, almeno per me, un evento immediato. È piuttosto una storia d’ascolto attento che dura da una vita. Una storia di tentativi e valutazioni a posteriori. Una storia di aggiustamenti e approssimazioni, nella sincerità di una ricerca che già da sola genera respiro e slancio. È il richiamo del vecchio messaggio del Tempio di Apollo a Delfi: Conosci te stesso.

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(Disegno: “È arrivato il circo”)

Noi immaginammo la vita dopo aver visto spettacoli del Cirque du Soleil. Sapevamo che l’allegria doveva essere una conquista sopra le lacrime del clown. Abbiamo capito la logica della cosa. E questo non ci ha spaventato. Abbiamo capito che era la forma epica dei nostri tempi. E ci siamo buttati.

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Indagando bene dentro di me scopro delle opinioni segrete che spiegano meglio il mio comportamento. Soprattutto i miei blocchi. Sono pensieri sepolti sotto la coltre delle parole che uso di solito. Ma quando affiorano queste intuizioni pare che una porta si apra su un futuro più libero e felice. E il desiderio mi conduce ad attraversare quella porta. Il passo successivo è intravedere le pietre di guado che mi consentiranno il passaggio dall’altra parte.

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(Disegno: “Città sul mare”)

Non scrivo per forza. Scrivo solo quello che emerge dal cuore e chiede di essere condiviso. È facile riconoscerlo. Io sono presente. E ho gioia da questo sentire la vita, nel mio respiro, nel desiderio che affiora, nel canto degli uccelli, nel fragore del torrente, nella brezza tiepida che entra dalla finestra aperta, dal sogno che avvolge ogni cosa, dalla fiducia che fiorisce da sé in questa meravigliosa isola di pace.

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Tardo pomeriggio, aria leggera, sapore di iodio, vele all’orizzonte. Le voci tacciono per un momento. La musica del mare, qualche rumore dall’entroterra, lontano.

Gli scienziati non sanno a cosa possa servire la coscienza, le sensazioni, i sentimenti, ai fini dell’evoluzione naturale. Noi sappiamo di aver bisogno di vedere come in uno specchio cosa stiamo facendo, e cosa desideriamo. E abbiamo bisogno di trattare con le parole e con l’immaginazione lo schermo grazie al quale navighiamo nell’universo dell’essere.

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Gran parte della mia vita attuale è praticata a letto. Dormendo. Non ho mai dormito tanto. Solitamente le sei ore erano una misura colma. Mi faceva sentire riposato e pronto. Adesso è diverso. Mi sveglio di solito alla stessa ora (tra le cinque e le sei). Mi alzo anche. Prendo i farmaci, faccio un po’ di colazione, cerco di mettermi all’opera. Dopo mezzora mi prende sonno. Torno a letto e mi svegli alle dieci e mezzo. Mi ci sto abituando. Si vede che ci sta.

Cerco di sfruttare il sonno rannicchiandomici dentro. Qualcosa della mia vita capita al di fuori della mia coscienza. Mi piace molto stare sveglio, essere presente, decidere consapevolmente, gustare gli eventi perché li sento… Ma ho imparato ad abbandonarmi al sonno, quando arriva. Mi dico, ora accade qualcosa che io non so…

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(Disegno: “Primo giorno al mare”)

 

Dio creò l’uomo perché gli piacciono le storie, dice Elie Wiesel. E sarebbe un modo simpatico di guardare al nostro mondo. Molte di queste storie importanti, del resto, hanno riguardato proprio Dio. Harari dice che fu proprio grazie a queste grandi narrazioni che gli uomini riuscirono a stabilire quella collaborazione su larga scala che ha consentito la costruzione del mondo attuale e il dominio del pianeta.

Le storie che controllano i nostri comportamenti, oggi, sono storie diverse. Ma pur sempre storie. Il denaro, le società per azioni, i diritti umani, l’Unione Europea… sono storie in cui crediamo al punto di farne delle realtà. Nel momento in cui smettessimo di crederci tutto andrebbe a rotoli.

Ma è possibile continuare a crederci davvero quando abbiamo scoperto che sono storie?

Questo si chiedeva Matilde, il primo giorno di mare, attenta a non irritare troppo la sua pelle bianca.

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(Disegno: “Limiti e barriere”)

Stare in carrozzella o usare il deambulatore non è la fine del mondo. Per quanto mi riguarda, posso disegnare, leggere, scrivere, andare a fare la spesa, incontrarmi con gli amici, intrattenere condivisioni sui social, fare progetti realizzabili con l’uso delle nuove tecnologie che facilitano tutto. Il mio umore non demorde per questa situazione. La testa funziona, il cuore pulsa. E mi ritrovo tanta energia dentro, magari meno muscolare ma più mentale, emotiva, interiore. In certi momenti penso di essere anche più forte di prima. Ho sfrondato molte cose superficiali dalla mia esistenza e sono diventato più testardo nelle cose che sento di più e in cui credo. Una sedia a rotelle non è la fine del mondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Categorie: Eugenio Guarini