Monsummano Terme

Forse è vero che invecchiando si ritorna ai ricordi dell’infanzia. O forse è soltanto un’associazione casuale. Ma poi, importa davvero spiegare il perché? In questi giorni sono portato spesso a riandare agli anni che ho vissuto da bambino e ragazzo in Toscana e nel ricordo, mi accorgo, il paesaggio, le scene, le vicende, i personaggi sono diventati una sorta di leggenda. È così che la memoria ci ripaga del passare del tempo?

È bello, a conti fatti, sostare in questi ricordi. La grande casa della nonna, sul viale Ferdinando Martini, un altro illustre personaggio che abitò e morì a Monsummano Terme, che fu senatore del regno e ministro delle colonie e dell’istruzione pubblica. Ricordo quando passavamo lungo il recinto della splendida villa che porta il suo nome. Allora, lui e Giuseppe Giusti, il cui monumento in piazza volta la schiena, da anticlericale qual era, alla facciata della chiesa, risuonavano in una sorta di Olimpo nella voce fiera della nonna che mi raccontava.

Io fantasticavo di più a proposito di un artista che mi pareva più interessante. Sto parlando di Ivo Livi, cantante e attore, noto nel mondo col nome d’arte di Yves Montand che a Monsummano ebbe i natali, come si dice. Da adolescente mi sarei innamorato delle sue canzoni parigine e delle sue love stories. Monsummano gli ha dedicato un teatro, nella piazza grande.

Ancora più paradossalmente, a fronte di tali personaggi pubblici, da ragazzino provavo un’ammirazione senza paragoni per l’ortolano che tutti chiamavano Cipollino, un omino mingherlino che spingeva il suo carretto lungo il viale per portarlo al mercato, e che aveva il dono della versificazione. Quando t’incontrava per strada t’improvvisava dei versi su due piedi:

 

O bimbo, che fai lì a cavalcioni

sulla panchina che sembra un piedistallo

bada di non strapparti i pantaloni,

quello è granito sai, non un cavallo!

 

Ora tutto questo ritornare a mente mi commuove e io mi ribello perché non ho voglia, ancora, di vivere di ricordi. Mi strappo dunque alla commozione come uno che ha paura di esserne risucchiato e mi metto fantasticare di cose che voglio fare ancora nel futuro. Difficile rassegnarsi a moire.

Categorie: Eugenio Guarini