Perché dipingo?

Il quadro: Primo Maggio, acrilico su tela cm 100×100

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Perché dipingo? Cosa voglio fare con la pittura?

Da un po’ di tempo questa domanda mi riecheggia in testa. Sembra che i motivi che hanno sostenuto il mio dipingere finora non siano più sufficienti. All’inizio era un gioco creativo che dalle macchie tirava fuori delle forme emozionanti. Poi è entrata in testa la volontà di dare colore alla vita e di esprimere gioia, di nutrire la gioia. Queste cose valgono ancora, ma sembra che qualcuno qua dentro voglia di più. E non so se è una stupida tentazione di intellettualismo, destinata a inibire l’immediatezza o se è uno stimolo fecondo per qualcosa che deve crescere.

I pittori, sembra, hanno avuto tutti una sorta di evoluzione nella loro estetica. Ma io non ho un’estetica, non ho mai voluto un manifesto. Mi sembrava sufficiente immediatezza, emozione, colore, gioia, energia positiva… In realtà non ho mai pensato in termini di arte pittorica. Ho sempre preferito – da filosofo (!) – pensare in termini di arte del vivere.

Ho seguito l’attrazione di un paio di tematiche: la donna e la natura. Malgrado le tematiche ho sempre pensato che la mia identità pittorica stava nel gesto, nella pennellata, o nella spatolata.

Ho pensato che la pittura era il luogo dove trovava realizzazione felice il mio bisogno d’immediatezza, di spontaneità, di energia espressiva e comunicativa. Ma non mi sono mai posto l’obiettivo di comunicare un messaggio preciso. Ho lasciato essere la cosa, ho lasciato che le cose venissero alla luce senza programmi.

E ora, questa domanda che mi frulla in testa, un po’ m’inquieta.

Categorie: Eugenio Guarini