Il quartiere dei sordomuti

Il quadro l’ho intitolato “Quartiere”.


Ho immaginato un piccolo quartiere colorato, abitato da gente gioiosamente folle. Nella fantasticheria abitavo da quelle parti e mi sentivo felice.


Non credo che noi siamo malati di troppa razionalità. La razionalità non è mai troppa. Piuttosto abbiamo lasciato appassire la spontaneità, la scioltezza comunicativa, il fiuto per le cose, la danza del corpo, l’eccitazione della meraviglia, il gusto per la leggerezza e il gioco.


Oggi tutti cerchiamo di recuperare e di sviluppare di più questi talenti naturali. Perché abbiamo capito che il piacere di essere al mondo e il gusto di comunicare dipende più da quelle doti che dai seri ragionamenti apodittici.


Una volta ho passato un pomeriggio con un favoloso gruppo di sordomuti che parlava il linguaggio dei segni. Mi è saltata subito agli occhi la differenza: i linguaggio dei segni che parlano è pieno di emozione. Il nostro comune parlare è distaccato, più focalizzato sui concetti che le parole esprimono che sulle emozioni che si provano al riguardo.


Il mio “Quartiere” folle è abitato da sordomuti!

Categorie: Eugenio Guarini