Cardi selvatici

Sui piani di Monte Cucco, sopra Sigillo, provincia di Perugia.


Ci sono arrivato un po’ a caso. Come avvengono generalmente i miei spostamenti. Su questo monte, che rotola veloce giù in discesa, si fanno i campionati internazionali di parapendio, di deltaplano e di alianti. Siamo sui mille metri, poco più. Il panorama è mozzafiato nel mostrare l’Umbria orientale da una incredibile terrazza naturale.


Ho dormito su questa montagna. Alle tre e mezzo di notte mi sono svegliato e sono uscito dal camper per guardare il cielo. Era una vita che non restavo un’ora a guardare il cielo. E voi sapete i pensieri e le domande che vengono alla mente in quella circostanza. E le emozioni. E ho amato la mia libertà. Una libertà da pirata.


Al mattino, ho camminato sui piani lì intorno, sul versante più esposto al vento, senza vegetazione di alto fusto, che sta tutta dall’altra parte: faggi, carpini, roveri e olmi. Qui, invece, brughiere su cui pascolano animali allo stato brado. Una pacifica landa pareggiata da cui saltano fuori qua e là, ma con esuberanza, piante di cardo selvatico.


E mi sono più volte fermato a fotografarli, i cardi, perché son piante che mi affascinano senza rimedio. Sarà per quella forma piena e asciutta, con gli acheni, le foglie acuminate e pungenti, o per quelle sfumature violette e azzurre che nella luce tersa dell’altitudine ti ipnotizzano. Avverto d’istinto un loro segreto potere terapeutico. Credo mi assomiglino un po’. Difficili da afferrare, hanno l’anima fiera e libera dei pirati e, come tali, nutrono i sogni dei bambini…


La parola mi rimbalza in testa, dunque: pirata.


Molte persone non sopportano di essere intruppati in qualche organizzazione di lavoro. Devono vivere libere e solitarie perché, pur amando il mondo e la vita, non possono appartenere più di tanto agli ordini esistenti né seguirne pienamente le regole. Se si domanda cosa abbiano da offrire a una società cui sono restii ad appartenere troppo, vi è una sola risposta coerente: il profumo della loro vita indipendente, libera, da pirata. Perché in questa distanza che prendono dal mondo c’è la prospettiva entro cui le cose mondane ridimensionano le loro pretese, rientrando in confini più modesti…


Esattamente come accade al piccolo uomo che guarda il cielo stellato, nel silenzio del monte.

Categorie: Eugenio Guarini