Vivere come dipingere

Un attimo dopo non è ancora un quadro finito. E’ un quadro appena iniziato. L’attimo dopo è il momento in cui ho visto nelle macchie (le nuvole) la forma che mi ha chiamato e le ho dato i primi colpi di pennello per fermarla. Prima di passare alla fase di completamento. Che è vissuta come obbedienza operosa alla forma emersa.


 


Vivere come dipingere


Si sta verificando una bellissima convergenza tra il mio modo di dipingere e il mio modo di vivere.


Dipingere. Il primo obiettivo è far emergere una forma bella dal caos o dal nulla. Dal nulla della tela. Bisogna mettere in moto un caos. Che corrisponde a fare macchie: fare le nuvole. A caso, con movimenti larghi, sognando in grande. Guardare le nuvole, guardarle da ogni parte, mentre si fanno. Vedere cosa si nasconde dentro quelle macchie.


Il momento creativo vero è proprio è quando qualcosa emerge e lo vedi, lo scegli, gli dici sì. O è lei che sceglie te, t’incanta. Quando vedi la forma emergente tra le macchie, e capisci che è attraente, che ha un potenziale di bellezza.


Dopo di che solo obbedire, cercarla, farla venir fuori, vestirla di colore. Fino a che vedi che è finita abbastanza da andare in giro per il mondo per conto suo, con dignità.


Vivere. Qui le nuvole le faccio insieme al mondo intero muovendomi tra le cose che capitano in continuazione. Il mio compito è guardare, intravedere forme belle contenute negli eventi che capitano come a caso, ossia per conto loro (caos). E tirarle fuori, obbedendo a ciò che chiama.


Provo un piacere particolare nell’obbedire a ciò che chiama, piuttosto che nella volontà di spingere a forza le cose in una direzione stabilita. Questo piacere mi rilassa, mi fa sentire protetto, accudito, guidato. Ascoltare, obbedire a ciò che chiama, col cuore che si distende e le mani che tracciano i gesti del caso.


È un modo di vivere che diminuisce, fino a farlo scomparire, il senso dello sforzo. Non spinge le cose, le segue, piuttosto. Aspetta che avvengano. Aspetta operando attivamente che la vita faccia avvenire ciò cui si mette mano. Le cose capitano, tutto è dono, e i risultati delle tue operazioni avvengono. Tu sei guardiano dell’essere e custode. Giardiniere, forse.


E’ anche il piacere di immaginare che sei in contatto con la Vita, col suo cuore segreto, che non conosci, ma che senti. Al quale immagini di obbedire, inventandoti le risposte.


Bellissimo!

Categorie: Eugenio Guarini