effimero e durevole

Un puledro, direi (quadro di sabbia)


Effimero e durevole


Fino a qualche giorno fa m’inorgoglivo di saper accettare la fugacità di queste creazioni effimere fatte con la sabbia (e tutto l’effimero che scorre via con il tempo). Una sorta di lirica propensione a perdermi nell’infinito, lasciando le dita aperte nelle mani.


E oggi già mi sorprendo a gioire per aver trovato un paio di modi per fermare l’attimo e trasformare il fugace disegno di sabbia in un oggetto stabile e duraturo. E già la mia stanza incomincia a riempirsi delle nuove opere, i Quadri di Sabbia – perché già è decisa la categoria, incisa l’etichetta. E mi figuro uno slancio nuovo nella produzione, e la conquista di nuovi territori…


E con piacere constato che l’accettazione del divenire incessante e fluir via di ogni cosa (che è in fondo distacco) convive tranquillamente in me con la volontà di rendere eterno ogni istante (che è poi attaccamento). Capisco che i miei quadri sopravviveranno a lungo alla mia scomparsa: non me ne importa più di tanto e al contempo mi fa immenso piacere. E penso al paradossale destino dell’uomo, questo essere effimero capace di creare cose che durano più di lui.


E penso che forse è un segno, questo, della sua vocazione a lavorare per la vita, oltre i propri recinti personali. E immagino che di qui derivi quella intensa soddisfazione che l’individuo prova quando allarga i rami del suo frutteto oltre la cinta dell’orto. Quando il suo albero produce frutti in abbondanza per chiunque passi sotto e ne voglia.


E penso che la vita sembra non vada a economia, non faccia i conti all’osso, e che butti a miglioni quando serve solo uno. E che il di più non è spreco ma abbondanza.

Categorie: Eugenio Guarini