Uomini o caporali?
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Uomini o caporali?
Questa volta è stato da Pont verso la Valsoana. Non tanto avanti: solo fino al Bausano. Dall’altra parte della valle si vedeva Raie, più in basso, dove sono stato: la chiesa col portico e gli orti. Poco prima di Bausano, in una casa sul ciglio della strada, 18 cani abbaiavano. Ho tentato di parlare con la signora che li accudisce, ma il rumore era così assordante che non ho sentito niente. I cani, comunque, avevano un aspetto molto pulito e in salute. Sono, senza ombra di dubbio, tenuti come cristiani.
Mi sono messo in moto, oggi, perché stavo diventando triste. Forse era solo la digestione pesante. Sai?: lacrime di coccodrillo! O forse era che mi ritrovavo un po’ decentrato rispetto a quello che la vita mi offre di fatto. Decentrato vuol dire che sognavo altro, che desideravo molto di più, possibilmente subito!
Ho capito che camminare scioglie queste sindromi. Del tutto naturalmente, senza sedute di terapia. A mezz’ora dalla partenza già vedevo le ragioni per cui dovrei ritenermi un uomo fortunato: a settanta anni ho un corpo che si sta rigenerando favolosamente, non ho padroni, posso fare quello che voglio, riesco a commuovere con i miei quadri e ho 3.000 persone sparse per l’Italia che mi vogliono almeno un po’ di bene.
Raggiunto questo traguardo – di molto importante – viene subito il capitolo numero due: cosa posso combinare per essere proprio contento, ancora di più? E qui rispuntano i sogni. Ma non come prima. Prima erano come giudici severi che mi dicevano: ancora lì?. Ora invece sono come il motore della fuoriserie, che rulla e romba solo per ricordarti che è pronto a partire.
Vedi che siamo sempre a questo punto? Come da ragazzini che si sognava di andare in America e di fare fortuna.
Ma che sia un trucco della vita? E anche una presa per i fondelli?
Comunque sia, è piuttosto bella la sensazione di stare sul punto di levare l’ancora e partire alla ricerca dell’Isola del Tesoro.
Io lo so che siamo in tanti, sulla faccia della Terra. E questo mi confonde un po’ le idee. Ma, qui da noi, nei nostri paesi civilizzati e avanzati, come si può accettare di passare da un paio di secoli a questa parte le nostre esistenze singole in quelle scatole dell’esperienze che sono gli uffici, i reparti, e compagnia bella? E di andare a divertirsi tutti nello stesso modo, e di comportarsi secondo quei codici abbastanza standardizzati, e di dire, quasi, le stesse cose con le stesse parole? Non ti evoca l’idea di polli e conigli d’allevamento?
In questi giorni si è aperta la caccia. Di fatto, nelle mie passeggiate tra i boschi, incontro spesso fagiani bellissimi, per lo più in coppia. Proprio ieri, una coppia, vicino al laghetto della Gerbola. Ecco! – tu pensi per un momento – siamo nella natura libera e selvaggia… Orsola, che è informata, perché fa parte della LIPU, mi ha detto che non sono mica fagiani selvatici. Sono fagiani d’allevamento che vengono liberati nei campi di granturco all’inizio dell’estate per essere cacciati in autunno. Una specie di farsa!
E i nostri sogni sono forse così? Una finta, temporanea, di vita libera?
Categorie: Eugenio Guarini