Io ero un’astronave

Il titolo del quadro, Io ero un’astronave, mi riporta ai giochi dell’infanzia. La loro stagione si prolunga nel tempo… Se t’interessa questo quadro, contattami.


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Io ero un’astronave…


Ci penso qualche volta, e anche ora, attraversando l’area della Mostra della Ceramica di Castellamonte, da Spineto ad Agliè, verso la Gerbola, dove sono diretto…
Ci penso e mi domando: ma cos’è fare l’artista? Cos’è essere artista? E che rapporto ha con tutto quello che attraversa la società, il mondo…?


C’è un esagramma de I Ching chiamato l’Avvenenza che si riferisce proprio alla bellezza dell’arte. E la sua sentenza dice più o meno che l’Avvenenza è senza dubbio una cosa buona e bella, ma che non  si possono affrontare in questo modo le faccende importanti.


Insomma: l’arte è bella, ma la vita è seria!


Ovviamente, questo mi mette un po’ a soqquadro.


Mi ritorna alla memoria quando, da ragazzino, entrando nella scatola d’imballaggio del frigorifero, partivo per la tangente e immaginavo di essere in un’astronave. E navigavo per ore negli universi interstellari.


Mi domando: non stai facendo la stessa cosa di allora? Solo che adesso sei più grande!…


E, infatti, c’è qualcosa di vero in quest’osservazione: anche oggi io entro in quella scatola d’imballaggio che sono le vicende quotidiane e le trasfiguro con l’immaginazione creando entità e storie “inesistenti”.


Faccio come Don Chisciotte della Mancia?


Sembrerebbe proprio di sì.


Non cambio la materialità delle cose. Gli eventi reali sono qualcosa di più decisivo delle mie fantasie. Nel bene e nel male.
E non so neanche se, di fronte a batoste serie della vita, sarei capace di continuare a fantasticare.


Quello che posso dire è che, usualmente, vivo meglio che se non fantasticassi. E trovo l’energia necessaria per attraversare le vicende del mondo.


L’arte è tutta qui?

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