Perché?

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Perché?


Sono un uomo in piedi.
Un po’ provato, se si vuole.
Ma sto pensando in piedi.
Sto dicendo queste cose a me stesso, tenendomi sulle mie proprie gambe.


C’è un diavolo dentro di me, o una voce amica – chi può dire?


Questa voce ripete tutti i momenti che la mia vita è vuota, che non ho un motivo per esistere, che non c’è uno scopo che legittimi il fatto che sono guarito. Che mi sono dato tanto da fare per uscire dalla malattia, ma non si capisce perché. Sembrava che fosse la fine del mondo, guarire. Dico la fine del mondo, con le paure che mi sono ritrovato addosso.


Ma ora, mi ritrovo – ora, guarito – con un pugno di mosche. Ho aria smorta tra le dita. Un cazzo di aria priva di vita che si disperde via dalle mie mani aperte, da queste mani che sanno di nuovo afferrare,… ma non cosa.


E non si tratta di cattiva volontà.
Non si tratta affatto di non volere, di rifiutarsi di fare qualcosa di buono. Non è niente di tutto questo.


Si tratta semplicemente, rozzamente, del fatto che nulla compare nell’orizzonte del cuore, nel cartello stradale del desiderio, nulla che dica vai là, fai questo, spenditi per  questa causa. Vaffanculo!


Salgo sulle montagne per sentire la voce del dio. Per ricevere l’idea che apra gli orizzonti all’agire. Per incontrare qualcosa che mi riveli a me stesso.


E non è che non riesca a pensare cose belle, cose utili, cose da fare, cose di cui sarebbe bene che… Non è questo. È che non sento, dentro, niente che assomigli a quella spinta che immagino sia il requisito primo di chi sa dove va e cosa ha da fare.


Vedevo, dal Belice – che sono quasi mille metri – il bordo della pianura padana, là sotto. E mi sembrava – come sempre quando si guardano le cose da lontano – che il potere della natura e quello dell’uomo avessero concertato insieme, in alleanza, per costruire un mondo accogliente, ospitale.


Non più giungle selvagge, non più foreste inospitali. Ora strade e case, tetti e acqua corrente, auto e fabbriche, lo scambio, la collaborazione.


Da lontano il mondo umano sembra proprio bello. È proprio bello! Montagne, pianure e fiumi, stanno, sotto il cielo, in una sorta di piacevole incanto con città e reti di comunicazione.


Il male e il brutto appaiono solo quando ti avvicini. Come col torrente Orco. Da lontano è bello, da vicino è sporco, deturpato dalle immondizie.


E cerco di credere che verrà la luce.

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