D’incanto

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Il quadro: D’incanto, cm 100 x 100.


D’incanto


Qui, sul balcone est, sotto l’ombrellone. È Ferragosto. Sembra che tutti siano altrove. È silenzio speciale. Mi dico che non possono arrivare che pensieri e io non posso far altro che osservarli.
E incomincio subito con una lista di pensieri che iniziano con “Vorrei …”. Sono le cose che mancano, quelle materiali e c’è anche qualcosa che riguarda la mia salute e la mia età.


Poi è una folata di vento, che agita i bordi dell’ombrellone e per un momento mi mette sul chi va là, semmai non stia per arrivare di soppiatto qualcosa a turbare questa quiete.


E arriva una telefonata.
Dunque, non solo pensieri.
Il mondo là fuori può raggiungermi anche in questo silenzio da Ferragosto.


Non è il mondo. È mio figlio più grande. Il saggio Giulio. Mi chiama dall’isola di Paros, dov’è andato con sua moglie e suo figlio, con l’idea di fare serf. Mi dice che è caduto mentre girava l’isola in motorino e si è rotto la clavicola. Malgrado l’incidente è calmo e sereno. E mi spiega che bisogna accogliere la vita come viene, prendere quello che c’è, invece di impuntarsi nel provocare eventi che ci portino quello che manca.


Gli stavo dicendo che avevo paura dell’esito dell’esame del sangue che farò nei prossimi giorni. Parlava per sé o per me?
Questo ragazzo ha esattamente trent’anni meno di me!


Riemergo dalle preoccupazioni.
Sono sempre sul balcone est del mio alloggio, al terzo piano. La vista delle colline, del torrente Orco e dell’inizio della Pianura Padana, che scorre da quella parte verso Venezia e Bologna…
E prendo coscienza…


Sotto l’ombrellone, sotto un tetto, acqua calda in casa, un frigorifero, un forno, sul tavolo dello studio un computer, connesso con Internet, ho potuto imparare a leggere e a scrivere, posso accedere ai libri, ai testi alle informazioni, una rete d’amicizia immensa, un certo successo con la pittura, con la pubblicazione di Da qui a lì, il prossimo (Respirare la luna) che sta per uscire… e la lista potrebbe continuare. Ho 68 anni, qualche problemino alla prostata e una splendida condizione fisica.
Ho bisogno di paragonarmi ai miserabili dell’Asia e dell’Africa, per comprendere quanto ho ricevuto, quanto molto ho a disposizione?


Un’altra folata di vento agita i festoni dell’ombrellone.
Questo balcone è il parapetto di un vascello.
Sono io che navigo l’Essere è o è l’Essere che viene a me?
Posso solo aspettarmi pensieri in questo silenzio di Ferragosto?
Che bel pensiero mi ha visitato.
Mi sento mutato.


Capisco che il passo successivo è mettersi al lavoro con gioia.

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