Il quotidiano
Nella foto: Albertone e Mino, nei quadri che verranno esposti a l’ Uberge di Cintano a partire dal 3 giugno.
Guarini Newsletter.
Il quotidiano.
Il quotidiano. Cos’è?
Tu forse passi molto tempo a fare le pulizie di casa. E tu, sei sempre impegnata nella routine della tua azienda. Io, che sono in pensione e faccio l’artista, ho inventato per me una serie di routine che ormai sono diventate una cornice. Ci scorro dentro, dalla mattina alla sera, senza che me ne accorga neanche.
Di fatto, penso quasi sempre a quel che manca e al fatto che sto invecchiando e le energie mi vengono a mancare. Penso anche a cose impossibili: che una giovane trentenne s’innamori di me e mi sconvolga la vita, che divento molto famoso per quadri o per scritti e godo di un periodo di successo sconvolgente, che riesco a trovare il denaro per passare il resto della mia vita in un’isola del Pacifico a dipingere e lasciare ai posteri una traccia indiscutibilmente fantastica della mia esistenza!
Cose del genere.
Il quotidiano cos’è?
È questo?
La vita è ogni giorno piena di quotidiano. E nella nostra testa c’è un sogno di qualcosa che ti porta fuori. Fuori da questo quotidiano. E sappiamo che nel fondo della nostra dotazione c’è la libertà di tentare tutto quello che riusciamo a immaginare. Ma, se non siamo un po’ brilli, non riusciamo a trovare il coraggio neanche di dichiararlo. Figuriamoci di provarci davvero.
Qualcuno dice: ma se arrivasse l’uomo, la donna, della mia vita, quel compagno ideale che si allea e si associa al mio pazzo sogno, beh, allora io sì che ci proverei. Sì che vorrei tentare, anche solo per poter dire che ci ho provato.
Altre volte diciamo: se vincessi al Superenalotto, ma sai, una di quelle vincite che ti segano il fiato per tanti che sono i quattrini. Beh, se avessi questo colpo di culo, allora, davvero, mi ci metterei con tutte le risorse mentali a provare di fare , una volta tanto, quello che il mio cuore sogna da sempre.
Il quotidiano è questo? È altro?
Tu forse parli della cura dei figli, o della vecchia madre? Dei cugini all’ospedale. Oppure della rincorsa alle bollette.
O, se sei più giovane, dell’orario giornaliero delle lezioni, della sveglia, dei compiti, dei tuoi professori, dei ragazzi con cui ti ritrovi tutti i giorni, o quasi, al Bar.
C’è un luogo, qui, in collina. Un locale dove ci si ritrova ogni tanto. Amici e conoscenti, sparpagliati, non proprio stretti, ma quando ci si ritrova sembra proprio che viaggiamo sullo stesso treno, e si mangia insieme, perché è un locale, si mangia insieme e si parla. Ecco il quotidiano è ciò di cui si parla in questi momenti di convivialità.
E anche qui, spesso, dopo alcuni bicchieri di vino, io sogno che una bella trentenne s’innamori di me fino a sconvolgermi la vita, o che diventi famoso, o che abbia un colpo di culo eccezionale con il Superenalotto.
E anche stasera io mi ritrovo nelle mani questo quotidiano, a proposito del quale ho sentito tante lezioni e che certamente costituisce la mia realtà, quello che di fatto sono. Ma, subito dopo fatta questa considerazione, ecco, una sorta di brivido. Qualcosa che dice NO dentro. Mi scuoto con la testa, cerco una reazione intima. Ecco, no, io non sono questa cosa qui. Anche se ci sono immerso fino al collo, io non sono questa cosa che chiamiamo quotidiano.
Dicano quel che vogliono i saggi, gli psicologi, i filosofi, i mistici e anche il papa. Io non sono questa roba qui. E quindi: io non sono ancora. Probabilmente devo ancora nascere. Forse sono ancora dentro un utero. Tutto questo è bellissimo, ma io non sono ancora. O qualcosa è andato storto. Oppure è normalissimo e c’è ancora da attendere e muoversi dentro il quotidiano.
E sogno ancora che…
Categorie: Eugenio Guarini