Puoi strizzare una nuvola?

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il quadro: Il volo della civetta. Acrilico su tela cm 100 x 100. Disponibile.


Puoi strizzare una nuvola?


Qualche volta è bene lasciare andare tutte le tue credenze. Dico, fare silenzio. Passeggiare, respirare, guardare, e tacere. Lasciare che tutto quello che scivola nell’essere lo faccia e vada dove deve andare.


Io dico che probabilmente ce l’abbiamo addosso questa necessità di spingere il mondo e la vita da qualche parte ben precisa.  E che ci diamo dentro da sempre, per il semplice fatto che abbiamo dei desideri.
Insomma, io desidero questo e spingo il mondo intero ad andare in quella direzione.
Non siamo così, noialtri umani?
Non è questo che ci fa sentire vivi?


E infatti, pensaci, quando ti si spegne il desiderio addosso non sei come morto? Io dico che sei come morto. Lo dico perché dopo la mia malattia era proprio questo che mi era successo. Dico: niente, proprio niente che trovassi abbastanza eccitante da mettere in moto il desiderio. Tutto pazzescamente uniforme e grigio. Come una nebbia diffusa che non lascia trasparire i contorni di alcunché.


Io dico, che c’è? Che diavolo c’è in questo stato deprimente? Una rivelazione cosmica? Che noi siamo nulla e che tutto quello per cui ci tormentiamo l’anima è un’illusione? Dico, si tratta di questo?
Dimmelo tu se pensi che si tratti di questo.


Un’illusione cosmica?
Ma che diavolo dici?
Che questa passione che hai sentito per la vita, per il semplice fatto di essere al mondo con i sensi aperti, che tutto questo è una passione inutile?
Che razza di discorsi!


Ma lo capisci perché molti, moltissimi, sentono il bisogno di bestemmiare?
Certo che lo capisci. Lo capisco io, che tra tutti sono il più stupido.
Lo capisco che la vita appaia come un inganno quando ti rendi conto che tu hai questa cosa che chiamiamo desiderio. E il desiderio riguarda il vivere, la vita. Tu semplicemente, desiderando, desideri una vita piena. E poi? E poi, intanto, si muore. Non solo, ma anche quando ancora non sei morto, un casino di cose che uccidono i tuoi sogni.


E non basta questo per bestemmiare?
Ma noi abbiamo quest’idea di un Dio che tiene in mano le cose. E con questo Dio probabilmente parliamo tutti i giorni, quando parliamo da soli. E se siamo sinceri, e se abbiamo bevuto qualche bicchiere che ci dà coraggio, non sentiamo il bisogno di cantargliene due?
E non sarebbe questo il modo giusto di parlare con questo Dio che immaginiamo tenere in mano le briglie di tutta questa corsa?
Non sarebbe questo il modo giusto?


Eppure è così bella la vita! Così dolce l’orizzonte di quel che si spera. Così splendido da infiammare l’animo e proiettare dei sogni!


E se dovessi scegliere? Se tu fossi quello che deve scegliere?
Io sceglierei la vita. Il fatto di essere qui, su questo treno in corsa, di vedere e sentire, di sognare e desiderare. E di fare tutte le cazzate che ho fatto – e anche molte altre, in più.


Oh sì, è meglio avere aperto le palpebre su questo scenario. E aver sentito tutto quello che hai sentito. E aver provato ad immaginare. E aver messo alla prova i propri talenti nell’interpretare le cose, e nel cercare con loro un’alleanza. È meglio averci provato a lasciare in eredità le tue piccole conquiste. E aver ricevuto in eredità un sacco di conquiste. E aver immaginato che i propri sforzi servissero a qualcosa. E aver guardato con curiosità e stupore negli occhi dei nostri figli. Ignari forse gli uni degli altri, ma comunque intrisi d’amore.
E aver pensato che forse siamo solo ai primi passi di qualcosa che appena si annuncia.
E aver accettato la pazienza. Anche l’attesa. E la transitorietà di ciò che ci sembrava valere un’eternità.


Da ragazzino credevo fosse più semplice. Ora è un po’ diverso. Ma è possibile recuperare l’innocenza. Ricominciare. Provare ancora a inventarsela la vita. A immaginarla come più piace. E fare come se…

Categorie: Eugenio Guarini