Passaggio

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Nella foto: La mia nipotina Luce, sul balcone.


Passaggio.


Eccolo, il nuovo anno. Un ragazzino ancora in pantaloni corti.


La linea di partenza, questa volta, è stata piuttosto accidentata per me.


Prima di dicembre ero un energico pioniere dell’ottimismo creativo. Mangiavo bevevo e fumavo senza preoccupazioni di sorta e mi vantavo di non essere mai entrato in un ospedale. Molto probabilmente sospettavo di avere il dono dell’immortalità, oltre che la garanzia dell’ispirazione permanente.


Poi, d’improvviso, una bronchite asmatica, mi ha portato a visitare gli inferi, ad ospitare in casa tutte le paure che ho sempre ridicolizzato, soprattutto quelle che fanno compagnia al concetto di vecchiaia, e – non ultimo – a ripassare per benino tutte le varie forme di depressione dell’anima cui credevo di aver dato la definitiva buonuscita quando, dieci anni fa, mi ero imbarcato per la splendente avventura della vita d’artista!


Insomma, mi sono ritrovato nel nuovo anno come narcotizzato. La sensazione di fare appena appena capolino nella coscienza di vita. Domandandomi ripetutamente dove fosse andato a finire l’Eugenio che conoscevo.


Ieri sono riprese le lezioni all’Università della Terza Età. Ovviamente ho tenuto fede all’impegno – preso da tempo – di tenere una conferenza sull’importanza del sogno. La platea credeva di vedere l’Eugenio di sempre e anch’io speravo di sentire in quell’occasione una voce dal Cielo che proclamasse il suo compiacimento facendomi ritrovare la mia identità. Ma Niente di niente!


Ho vissuto giorni e giorni in quella sgradevole e sconcertante condizione di chi vuole vorrebbe desidera farebbe propone s’impone… senza che nulla succeda, ricadendo ogni sera esattamente sul punto di partenza, con la tentazione perfino di scavarsi ancora un po’ il terreno sotto i piedi.


Stamani era una giornata nebbiosa su questo fondale da pianura padana su cui è distesa la città dove abito e ho deciso di salire un po’ di quota sulla bella collina, esposta a sud, che si arrampica verso la Quinzeina, supponendo – come spesso accade – di trovarla pienamente irrorata dalla luce di un sole gagliardo. Ed è stato così.


Lasciata la macchina in uno spiazzo, ho proceduto di passo spedito, risalendo a monte, per fare fiato e pensieri.


Era molto tempo che non venivo da queste parti. Le cose sono cambiate. Nuove costruzioni, villette unifamiliari, ben esposte verso sud, con boschi e orti intorno. Il fascino dei castagneti, trapunti da bianche betulle. Il fondo stradale rinnovato.


Mentre camminavo, mi sorprendevo a fantasticare di cercare da queste parti un locale per venirvi a dipingere, o addirittura ad abitare. Insomma, risentivo finalmente il desiderio rifiorire da dentro, il gusto per essere al mondo e poter trafficare ancora con le cose le persone e gli eventi.


In lontananza, la pianura immersa nella foschia, ma là in fondo, emergenti dalla nebbia, le colline di Torino, con Superga e il Colle della Maddalena. E risentivo nuovamente il richiamo del brulicare umano, dell’operosità, della comunicazione. Di quel traffico quotidiano grazie al quale ci manteniamo vivi e diamo il nostro contributo un po’ razionale un po’ folle al grande fiume della vita.


Ho capito che era questo il momento in cui la mia anima mi aveva nuovamente raggiunto.


Un Felice Anno Nuovo a tutti e a ciascuno.

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