Dal caos al cosmo

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Dal caos al cosmo


Non finirò mai di guardare con meraviglia la faccia dei bambini. Anche quando recitano sono spontanei. La verità è che giocano sempre. E vedono la vita con una prospettiva che è migliore di quella che abbiamo imparato per diventare adulti.


Questo mi fa pensare che l’ignoranza saputa sia una sorta di sapere dotato di molta potenza. Sapendo di non sapere – non ti viene in mente Socrate? – sai molto di più di chi crede soltanto di sapere qualcosa.


E ti vengono in mente, all’improvviso, idee che gettano un fascio di luce sul tuo cammino. Perché tu sei uno che cammina. Che esplora e che vuole scoprire. Vero?


Andando verso l’Orco, con gli attrezzi sulle spalle, stamani, per esempio…


Bisogna proprio che abbandoni l’idea  di controllare tutto – o quasi.
Perché l’ideale del controllo obbliga la vita a filtrare attraverso le categorie della mia mente, che, per quanto sia straordinaria, è sempre un occhio piuttosto limitato.
E mi figuravo la Vita che si sforzava di adeguarsi a quello che io pensavo. E si angustiava. E proprio non ci stava dentro. E si contorceva le viscere.


Sì, lo capivo, all’istante, che non potevo pensare di obbligare la vita a muoversi secondo le mie piccole categorie. Per quanto abbia studiato, riflettuto, immaginato, non mi sfugge che tutto questo è poca cosa di fronte alla Vita.


Capivo che, piuttosto, ero io a dover usare la mente in maniera diversa. Piuttosto dovevo aspirare ad allargare la mia consapevolezza della vita stessa: della sua complessità, della sua bellezza, del suo aspetto paradossale.


Che la vita mi appaia paradossale indica appunto la limitatezza della mia ragione logica. E il fatto che non mi esaurisca nella ragione logica è attestato dal fatto che sono in grado di vivere il paradosso e di scegliere intuitivamente nelle varie circostanze la direzione di marcia, le cose da fare – anche in mancanza di un sapere definitivo.


Kant vedeva nell’emergere della contraddizione il confine ultimo delle pretese del pensiero. Hegel, al contrario – vedeva nella contraddizione qualcosa che il pensiero può superare, perché è proprio la contraddizione che feconda il pensiero affinché produca un nuovo pensiero capace di assorbire la contraddizione stessa. Hegel era più bambino di Kant.


E io so che i bambini lo sanno fare, anche se non sanno di saperlo.


Più avanti, guardando il mio lavoro nel bosco – un sentiero aperto, della ramaglia tagliata, un ceppo adatto a tagliarci la legna con l’ascia, il dosso ormai ripulito dalla ramaglia e dalle foglie secche, che scopre la terra nera e feconda da seminare, il traliccio su cui far crescere la zucca, il grosso tronco su cui ritagliare una panca, oppure un tavolo.. e tutto il resto – mi veniva in mente un’altra idea.


I leader e l’organizzazione. Cos’è che fa la differenza?
Il dipendente tradizionale immagina di erogare lavoro all’interno dei binari stabiliti dall’organizzazione. Ha, per così dire, l’organizzazione alle spalle, o sotto il culo. I leader, l’avventuriero, l’imprenditore, al contrario, ha il caos sotto il culo e ne gioisce perfino. Il compito che si assume è quello di organizzare, dare forma organica, alle azioni, alle cose da fare e che fa, dargli un senso, una direzione, integrarle, creare sinergie, rendere organico il proprio movimento quotidiano. Il leader organizza se stesso, la sua operosità giornaliera, ne fa un corpo vivo.
Ho reso l’idea?


È un talento da sviluppare.
Non importa se la situazione di partenza è caos. Talvolta è perfino più stimolante. Dal caos al cosmo. Il cosmo nasce nella capacità di portare ad un tutto organico le diverse azioni che fai a partire da un universo caotico.


È esattamente quello che fanno i bambini nel gioco. Perché sono ignoranti e hanno voglia di vivere.


Belle notizie


Simona Valesi sta per rilanciare la sua rivista, Oltretutto. E ancora un’asta di fine anno per finanziarla. Nella prossima le informazioni.


Un abbraccio,
Eugenio
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