Creatività è voglia di vivere

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Creatività è voglia di vivere


Quando mi sono deciso per quest’avventura ho incominciato a fare incontri interessanti. Di persone e di idee. Ho capito che gli incontri interessanti li fai solo quando esci dai binari, quando te ne vai fuori dal coro. E le idee ti visitano con favore quando liberi il pensiero dall’organigramma della logica. Quando lo fai uscire all’aperto, scappare dalle inferriate delle prigioni di scuola.


La tendenza a creare regolamenti è fortissima nelle persone. Direi che la mente ha una vocazione legislativa congenita. Che forse deriva dal bisogno di fuggire alle paure. All’imprevisto. A quello che potrebbe capitare se le cose vengono lasciate funzionare per conto loro. Eppure, la libertà è proprio lasciar funzionare le cose per conto loro. E l’evento interessante è proprio quello imprevisto.


È possibile che l’amministrazione – o il management – abbiano una fisiologica necessità di creare binari e caselle e organigrammi e routine e che si ottenga un’economia reale di energia nel creare architetture stabili per l’operosità quotidiana. Ma c’è un limite che bisogna riuscire a intravedere, a intuire e a difendere. Un confine oltre il quale comincia la castrazione dell’energia vitale.


Come mantenere acceso il gusto per l’avventura se non uscendo dalle planimetrie illuminate dei nostri labirinti? Come sperare di scoprire il nuovo, l’altro, se non esplorando la zona d’ombra che circonda i nostri quartieri abituali?


Il punto su cui scivola il mio pensiero questa sera sta in questo: chi ama la creatività, chi cerca di fare creativamente quello che sta facendo, cerca un rapporto più intimo e vero con la vita.


Io vedo oramai alle spalle il periodo in cui ci potevamo gloriare di fare tante cose nella nostra giornata e di trovare il senso della nostra esistenza nel volume degli acquisti che potevamo permetterci. È finito anche il tempo in cui ci preoccupavamo tanto di far rifulgere lo status symbol con queste cose.


Il bisogno di creatività sta emergendo da mille rivoli nella vita delle persone. Riguarda il lavoro – indubbiamente – ma non solo. Si estende a quello che i sociologi chiamerebbero lo stile di vita.


E non si tratta neanche – se si va a fondo – di tecniche divertenti per ottenere risultati innovativi e per sorprendere il mercato. Nell’anima profonda della creatività agisce il desiderio di avere una vita vera, intensa e aperta. Questo riguarda direttamente ciò che chiamiamo esperienza.


Le aziende più moderne non vendono più solo prodotti e servizi, ma cercano di vendere esperienze. E meglio se si tratta di esperienze non preconfezionate – come quelle di Disneyland.


I creativi hanno un rapporto con la fisicità, con la corporeità molto stretto – lungi dal perdersi nei labirinti del mondo virtuale. Per loro il corpo è l’interfaccia con la vita stessa.


Per lo più preferiscono esercitare attivamente degli sport – arrampicarsi, andare in bicicletta o semplicemente camminare. Preferiscono lo sport attivo e il movimento allo spettacolo sportivo. Preferiscono suonare uno strumento piuttosto che ascoltare musica. Preferiscono scrivere piuttosto che leggere – o meglio leggono per avere stimoli per pensare e scrivere. Preferiscono pensare con la propria testa piuttosto che imparare dottrine. Preferiscono sperimentare piuttosto che accumulare nozioni nella testa. E cose del genere…


Quando si parla della creatività come di una risorsa indispensabile per innovare e vincere la concorrenza non si tocca ancora il fondo della questione. La creatività ha la sua radice nel nostro desiderio di vivere davvero.


Buone notizie.


Probabilmente in questa settimana gli amici tecnici del computer mi consentiranno di riaprire tutta la gamma delle finestre con cui sono in contatto con le splendide persone della newsletter. Ringrazio in anticipo Enrico, Alessandro e Michele della Lanponet.

Categorie: Eugenio Guarini