Nuvole e vita
La foto: Primo passo
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Nuvole e vita
Cari amici vi racconto un quadro.
Vi racconto la storia di un quadro.
Un quadro è una pagina di diario. L’ho detto tante volte. Ora voglio mostrarlo.
Mi sono trovato a fare i conti con questa faccenda, oggi. E ho deciso di procedere in questo modo.
È una storia che ha un suo costrutto.
È una piccola storia, ma assomiglia molto alla mia vita intera.
La voglio raccontare alle mie amiche.
Facciamo che è questo l’omaggio che rendo alla donna.
Oggi è pur sempre l’8 marzo.
A dire meglio: la ragione è che nella mia pittura c’è molta femminilità, prima che la virilità faccia la sua parte.
Quindi è un omaggio anche alla mia femminilità.
Sarà necessariamente una storia a puntate.
Ne prevedo 5. Ma forse basteranno 4 a dire l’essenziale.
Penso che a molti verrà voglia di provarsi con questo modo di procedere. E forse a molti altri verrà voglia di trasferire questa filosofia alla vita intera. Chissà?
Ecco che comincio con la prima puntata.
Nell’immagine allegata c’è la foto della prima fase dell’operazione.
Linee curve che si intrecciano sulla tela.
Sono state realizzate registrando la traccia del movimento del braccio, usato un po’ come compasso.
Volevo linee curve. Linee femminili.
La linea curva è femmina – lo sanno tutti.
All’inizio, dieci anni fa, chiamavo questo metodo, il metodo delle nuvole.
Mi ero domandato dove avrei trovato i soggetti dei miei quadri. Mi sono ricordato del gioco che si fa da bambini guardando le nuvole, indovinando cavalli, dragoni e vascelli… e avevo concluso che sarebbe bastato fare nuvole e i soggetti sarebbero comparsi per miracolo. E io li avrei visti e tagliati fuori.
Le nuvole le fa il vento. Il dio agita le braccia e le nuvole prendono le loro forme. Come nella vita. Il Dio agita le braccia e gli eventi si raggruppano e si spostano da questa parte o da quell’altra. Tu agiti le braccia e attorno a te il mondo si rimescola.
Qui, sulla tela, oggi le mie braccia fanno nuvole con linee curve. Linee di donna. Una costola è curva. Curve sono le montagne e le colline quando fanno “belle addormentate”. Curvi i seni e le ginocchia. La dolcezza è curva e anche le strade scivolose dell’ottovolante. L’ottovolante è donna, di sicuro. E ti stordisce scorrergli addosso e precipitare dove la china ti porta.
La donna è stordimento in quel che accade. Uno stordimento curvo. E lasciarlo accadere è femmina. Guardando quel che succede. Aspettando segnali, leggendo il volo degli uccelli, o le macchie nel fondo di caffè.
E così io guardavo queste nuvole. Questo intreccio di linee curve. E vedevo molti aspetti e immagini della femminilità.
Se fossi totalmente maschio partirei da un progetto. Come un architetto. E direi voglio un ponte tra una riva e l’altra. Una grande arcata, che sostiene un nastro scorrevole, e ringhiere aerodinamiche che accompagnano il passaggio dall’altra parte. E mi metterei a disegnare e progettare l’insieme e i dettagli. Vorrei vedere sulla carta un’idea che avevo già in testa.
Non sono totalmente maschio. La mia prima metà è femmina. E aspetto un segnale, un evento, che mi metta in moto. Qualcosa che accade e in cui riconosca il mio desiderio.
Muovo le braccia, per favorire gli eventi. Non ho pazienza di aspettare. Rimescolo il fluido. In questo sono ancora maschio. Sono sempre in agitazione. Non riesco a star seduto a lungo. Solo quando sono stanco morto mi concedo alla contemplazione da fermo. Poco prima di dormire.
In quelle linee, tracciate sulla tela, cerco un indizio. Qualcosa che orienti il mio cammino.