Lo sporco
Il quadro: 2203 Il linguaggio del cielo.
Acrilico su tavola, cm 100×120
E pensare che non volevo decidermi a fare il pittore perché “avrei sporcato in casa”.
I miei amici di lunga data conoscono questa circostanza.
I ritorno spesso su questo episodio.
È come se racchiudesse un segreto che mi riguarda molto da vicino.
Potrei dire che la mia decisione di buttarmi in questa avventura è emersa sollevandosi dallo sporco. E ancora oggi io sento che dipingere è per me un fare i conti con lo sporco.
Più precisamente è emergere da uno sporco che inquieta e abbrutisce a uno sporco che diventa colore e bellezza.
So di non avere un linguaggio appropriato per descrivere questa vicenda tutta interiore. Meno che mai l’intelligenza sufficiente per spiegarlo.
Ma è così.
Io so che c’è una pittura che nasce già pulita e si mantiene nel pulito.
Non fa per me.
La mia pittura nasce da qualcosa di melmoso, di pasticcio, di impiastricciato, che, un po’ per volta, viene convinto a diventare colore e bellezza. e allora la partita è vinta. E io ho fatto quel che dovevo fare.
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