Una sera di nome Lianca
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Una sera di nome Lianca
Si muove sui treni. Da un capo all’altro della penisola. Un nome insolito, raro. E particolare era lei. Come di un altro mondo. Tre ore e mezza? Quanto era durato il nostro incontro? Tre ore e mezza, contando largo. Si muove sui treni e forse non sapeva – ma un nucleo vivo e interiore lo sapeva – che lei stessa era un vascello, una nave, un mezzo di trasporto. E io mi lasciai trasportare e ancora veleggio. Sì, in quell’altrove dove riponiamo tutti i nostri sogni più vivi. Di qui a lì. Di qui a lì. Non l’ho più sentita. Ma conta?
Ci sono vie di fuga dal tempo che vanno al cuore stesso del tempo.
Lianca è stata questo, per me, quella sera. Vie di fuga che portano oltre lasciandoti scoprire che quell’oltre è proprio casa tua. Sei qui, ma non sei di qui. Viandante? Lei si muove sui treni ed era un viaggio anche per me.
Ora ogni cosa che abbia un profumo, una luce, una musica, un calore, mi ricorda quel viaggio e il suo nome. E l’altrove.
Non ho nostalgia né senso di perdita. Uscendo dal mio tempo quotidiano, mi ha lasciato il meglio della vita. L’incanto di un richiamo. Non perché se n’è andata. No. Ma perché lei era un vascello, un mezzo di trasporto. Trasporto. Non è questa la parola che usiamo per certi stati d’animo?
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Nome del quadro: Una sera di nome Lianca.
Eugenio Guarini
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