Dimensioni d’essere
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Dimensioni d’essere
E’ chiaro come il sole. Oggi sono così felice da rasentare la follia.
Ci si dà dentro a tutto spiano con l’esercizio costante per sviluppare le risorse personali e ci si cimenta con traguardi sempre più ambiziosi ed appaganti nell’uscire dalla propria area di comfort ed accrescere la familiarità col nuovo. È il compito del nostro secolo, perché noi siamo terribilmente soli.
Tutti i traguardi sono sviluppi dell’autostima e del potere personale.
È il marchio, il destino e il compito in cui ci ha gettato il senso di solitudine che si è sviluppato nella nostra epoca.
E non è – io credo – che siamo caduti in questa solitudine da un’epoca dove eravamo più insieme. Al contrario, abbiamo scoperto con maggiore acutezza la nostra solitudine, n’abbiamo un senso più spiccato, una sensibilità più acuita. La solitudine non è una condanna, un fall out: è una scoperta e una conquista.
E dunque tutte le discipline formative si sono calate in questa cornice e non vedono oltre. Aspettando, forse qualche evento che cambi l’orizzonte, ma ancora incapaci di vederlo.
Però, succedono anche altre cose – anomalie rivelatrici. Magari anche per poco tempo. In un guizzo d’intuizione fanno intravedere altre leggi dell’esistere. Ammettiamo, per esempio che lui s’innamori di lei e che lei s’innamori di lui, al contempo. Che lui le dica: ti amo e che lei sappia rispondere, senza tema: ti amo anch’io. In questo preciso momento succede un fatto straordinario. Vi prego, focalizzatevi su quello che nella vostra esperienza assomiglia di più alla situazione che ho abbozzato.
Succede qualcosa che se avessi un linguaggio matematico schematizzerei così:
x per y + y per x = M (come Mega), dove M è x e y elevati ad un esponente crescente.
Un matematico potrebbe apprezzare questa formulazione astratta – sebbene balbuziente. Quello che diventiamo nel momento in cui c’è amore ricambiato e schiettamente comunicato è un multiplo indefinito di noi. E, probabilmente, anche questa formulazione ha il difetto di estendere nella stessa dimensione, sebbene in modo esponenziale, la qualità della nostra vita. Probabilmente è qui che converrebbe parlare di salti quantici, in cui uno passa ad una realtà diversa, una dimensione altra.
Io vorrei che gli innamorati prestassero attenzione a questi momenti magici che ci sono all’inizio della loro storia, Che diventassero consapevoli, con calma, dei processi che avvengono dentro la loro percezione d’essere.
E vorrei che di qui si traessero generalizzazioni importanti per tutte le dimensioni della vita.
Perché la cultura che possediamo è in qualche modo “unidimensionale”, vale a dire ricca di contenuti ma piatta. Non conosce il passaggio da una dimensione all’altra dell’essere. E non conoscendola, la nega. In qualche modo ne ostacola l’avvento.
Eppure, in ogni disciplina dello sviluppo personale, così come nell’arte amatoria, si arriva al punto in cui si trova il confine oltre il quale un’altra dimensione chiama. Chi aprirà quella porta?
Il pensiero creativo ormai sa bene che la nuova idea viene non dall’analisi del nostro deposito di informazioni, né dalla forza dei nostri strumenti d’analisi. La nuova idea nasce dall’impatto dell’altro, del fuori. E’ l’altro che ci salva – ma solo nel caso dell’incontro d’amore, condiviso.
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