La donna giusta
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La donna giusta
Forse l’ha detto Einstein: Ci sono due modi di vivere la vita. Uno è pensare che nulla è un miracolo. L’altro è pensare che tutto è un miracolo“.
In questi giorni non c’è dubbio, per quel che mi riguarda, che sto sguazzando tra i miracoli, a getto continuo, di quelli che ho sognato da sempre. Wow! – Il quadro la cui immagine allego, non ne è un esempio?
Ma conosco personalmente anche quell’altro modo.
Sono due modi diversi di essere e sono due modi diversi di percepire la vita. E non è detto, a priori, che uno sia meglio dell’altro. … A posteriori, non ci sono dubbi.
La nuova spiritualità, che si diffonde per mille rivoli, col proposito di abbeverare la nostra sete di felicità, invita continuamente a trovare la via che conduce ai miracoli – riprendendo in proprio un richiamo che tutte le religioni racchiudono.
Il punto interessante di questo discorso risiede nel valore che la nuova spiritualità attribuisce ai desideri, ai sogni. Essa invita a credere nei propri sogni, che significa intanto permettersi di sognarli, poi credere che sono più veri della “realtà”, infine a comportarsi come se fossero già reali, suggerendo che è in questo modo che si consente loro di prendere forma nella concretezza del mondo. E’ una spiritualità affascinate e i miei lettori vedono quanto ne sia io stesso impregnato.
Il punto difficile, il nodo decisivo di quel viaggio, risiede nel fatto che presuppone il salto della fede. Che è una sorta di scommessa, senza tante garanzie razionali a priori.
E se uno non ce l’ha, può darsela? Tutti intuiscono che non basta fingerla. Bisogna proprio sentirla.
Chi se la ritrova in corpo – magari dopo tante vicende travagliate – è incline a dichiarare che gli è stata data per grazia, insieme a tutti i miracoli in cui si trova a danzare. E non riesce a ricordare il momento preciso in cui questo è avvenuto, e il come.
Sa che non è un possesso, ed è sempre vigile e modesto, perché intuisce che la fede può andarsene rapidamente se il cuore si mette su un cammino storto.
Il richiamo al cuore viene a proposito perché sposta il discorso su un piano diverso da quello della ricerca di ragioni. Una persona che ha coltivato il cuore trova ragionevole credere nei propri desideri e nei propri sogni, perché i sogni vengono dal cuore. Qualunque aspetto della vita riguardino, sono sempre buoni, disegnano sempre una vita bella e buona, una vita di felicità.
Una persona che sposta il suo credito verso la linea del cuore può più facilmente considerare i propri sogni più veri di ciò che sta accadendo di fatto (che spesso è bruttino), può innamorarsi dei propri sogni e trarre dall’amore le energie e la tenacia che i ragionamenti stentano a liberare. Può innamorarsi così follemente dei propri sogni e dare così scontato che si realizzeranno, che non gli sarà poi così difficile comportarsi come se fossero realtà, anche quando gli eventi non sembrano favorevoli. Al colmo della follia – perché se si sceglie la follia, tanto vale farlo in maniera radicale – può addirittura guardare con maggiore attenzione quegli eventi che sembrano sfavorevoli fino al punto di credere che in essi – e non fuori di essi – ci sono i semi della realizzazione dei propri sogni. Riuscirà a dire loro di sì, riuscirà ad abbracciarli come il meglio che gli possa capitare, abbandonandosi alla loro guida. Riuscirà a vedere, addirittura, in essi le tracce di un processo che conduce alla meta. E svilupperà la sua arte da