Sviluppo personale?
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Sviluppo personale?
Ma certamente!
La vita scorreva e, apparentemente, erano le stesse cose di prima. Ma solo ad uno sguardo di superficie. Di fatto, gli ontonauti esploravano e sperimentavano e si addestravano.
I momenti focali erano quando ci s’incontrava e si raccontava. Lo facevamo di solito nelle trattorie dell’amicizia. Un’idea che veniva dalla Valdifiemme, coltivata da Max. Perché avere dei locali particolari era stupendo e stimolante. Un ambiente nutritivo. E Max aveva lasciato il segno: prodotti locali genuini e un clima d’amicizia. Lui sapeva col cuore queste cose.
Una sera fu Gilda, una bionda platinata con il seno generoso, che ci stupì. Aveva lavorato per un certo numero d’anni nella formazione per conto d’aziende piuttosto importanti. Disse più o meno questo:
È venuto il momento di mettere in chiaro qualcosa che si stenta a confessare. La formazione nelle aziende e per le aziende oggi ama pronunciare parole allettanti: sviluppo personale, autoimprenditorialità, motivazione, eccetera…
Ma, ragazzi, leviamoci il prosciutto dagli occhi! Per lo più la formazione è manipolazione delle menti. Si tratta, in definitiva, di convincere i dipendenti a spremere di più le loro energie, anche intellettuali e creative, in vista della battaglia contro la concorrenza, per salvaguardare i profitti.
Non c’è niente di male in tutto questo. Penso perfino che sia un progresso oggettivo nella cultura aziendale.
Ma, c’è un ma, che è venuto il momento di prendere in considerazione.
Quelle parole, sviluppo personale, autorealizzazione, motivazione, e via discorrendo, toccano corde molto importanti per le persone. Mettono in movimento desideri profondi… Ma la formazione aziendale non ha come proprio obiettivo primario lo sviluppo delle persone, ma lo sviluppo delle persone nel lavorare meglio per l’azienda.
Noi la stavamo a sentire con interesse. Anche perché era impossibile non essere catturati dalla sua vitalità vistosa. E poi, la scollatura che esibiva con totale non chalance rappresentava una sorta di calamita per i nostri sogni paradisiaci..
Carlo si alzo, tenendo un peperone di Carmagnola in una mano e il calice di vino nell’altra. Era un giovane ricercatore di tecniche di pensiero creativo. Aveva fatto il suo primo apprendimento sui testi di Edward De Bono e, ultimamente era un ingordo lettore di Richard Florida.
Ho capito, Gilda. Tu stai dicendo che la formazione quando è al soldo dell’azienda non cerca davvero il tuo sviluppo personale, ma cerca di blandirti per convincerti che ti realizzerai pienamente se sposerai gli obiettivi aziendali. Ma questo non corrisponde oggettivamente ai desideri e ai progetti degli individui.
E questo perché gli obiettivi aziendali non sono stati pensati e decisi dai dipendenti. Ma da qualchedun altro.
Gilda si voltò verso di lui e lo forò con uno sguardo così acuto che sembrava perfino impossibile in un corpo così biondo.
Poi gli puntò il dito contro, al punto che Carlo si sentì quasi spogliato.
Dimmi un po’ – disse – nella tua azienda, chi è l’organizzazione? C’è qualche persona che sia l’organizzazione, con cui tu puoi parlare e contrattare e condividere le decisioni? Chi è l’organizzazione, nella tua azienda?
La domanda ci diede un fremito. Ognuno di noi se la poneva e si sentiva come scosso da una corrente alternata ad alto voltaggio. Chi è l’organizzazione? Ci domandavamo. E non trovavamo risposte.
L’organizzazione – continuò Gilda – è un’ipostasi, un’entità oggettiva astratta, come Dio. Che ci sia nessuno ne dubita, si fa riferimento a lei come a qualcosa di scontato… Ci sono persone che la servono, ruoli che ne interpretano i desideri, la volontà. Ma chi cazzo è l’organizzazione? Puoi parlare con l’organizzazione? Puoi negoziare direttamente con lei qualcosa?
Cadde un