Non m’incanti
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Non m’incanti
Durante le Feste Natalizie, nel passaggio dell’anno, diversi degli ontonauti erano in viaggio. Anche per loro, queste Feste hanno un richiamo sentimentale molto forte. Richiamano ciò che manca. E, allora, si aprono le porte a melanconia, nostalgia, lacrime e sospiri. Qualcuno s’incazza e non vede l’ora che tutto sia finito. Qualcuno si chiude in casa e sospira.
Parliamo di Elsa, perché lei mi sembra una donna dotata di cotenna e di spessore umano. La sua età è proprio quella tra i trenta e i quaranta. L’età in cui è facile per una donna avere tra le mani parecchi gomitoli da dipanare e sentirsi addosso un peso piuttosto eccedente…
Non crediate che Elsa sia una carrierista per il semplice fatto che vuole realizzarsi al meglio. Né dovete pensare che non sia capace di amare per il fatto che viva da sola in un cottage nella provincia padana. È intelligente, ha sentimento, è piuttosto solerte, per nulla pigra. È appassionata, ma non sdolcinata. È una delle ontonauti più significative, perché non è una superdonna eppure ha coraggio e audacia a volontà.
Ha trascorso l’ultimo dell’anno a singhiozzare e a reagire alla melanconia. Lei sa di aver realizzato conquiste importanti nel corso dell’anno che finisce, e tuttavia sente la nostalgia per qualcosa che manca. La fantasia le propone immediatamente una scena calda d’affetto. C’è – nel film – un uomo, c’è il caminetto, c’è la cena dell’ultimo dell’anno, ci sono le candele, c’è quel calore del sentirsi a casa.
Nella sua vita reale, tutte queste cose non ci sono.
Elsa immagina che gli altri, le altre, ce l’abbiano – perché è la fine dell’anno.
E si domanda perché mai si sia messa per questa strada.
Elsa è una donna comune, non una superdonna.
Elsa ha dubbi, paure, soprassalti d’umore.
Ha fatto cose straordinarie, quest’anno.
Gli amici la considerano speciale.
Ma Elsa sente questa nostalgia per ciò che manca e vorrebbe riceverlo in dono come una bambina nelle braccia della mamma.
Se la poteste vedere, vi commuovereste. Sentireste persino pena. E anche voi vi domandereste, perché mai?
Cos’ha di speciale questa ragazza?
Dal mio punto di vista questo: non nega di provare queste cose, le ascolta, ne prende atto. Sa – perché ne ha un’esperienza diretta e ripetuta – che se si lasciasse prendere da questi sentimenti, se si lasciasse sequestrare, andrebbe sempre più giù per la china. E allora siamo alle solite! Lo sa. Lo sa. L’ha imparato.
Sa che deve reagire. Non deve negarli. Questi pensieri arrivano, fanno parte di lei, anche loro. Ma sa che lei può osservarli e decidere. E, se si tratta di decidere, Elsa vuole decidere per il meglio. E sa che il meglio è esprimere le sue doti, iniettare nella sua vita, oggi, adesso, qui, tutto il positivo di cui è capace. E ce ne sono di cose di cui è capace. Sa dipingere, sa suonare, sa scrivere, sa ascoltare, comprendere. Ha salute, le piace la sua casa. Sa metterla in ordine, sa farne uno scenario bellissimo per il suo film personale. Sa pregare. Sa essere sincera. Sa affidarsi agli eventi.
Allora, sentite cosa fa. Apre la finestra, guarda le stelle, lascia che la commozione le si sciolga addosso. Respira forte, poi si mette a cucinare, prepara tavola, mette dei fiori. Dice: è per me, per i miei sogni, per l’anno che verrà. Mentre le pentole fanno il loro dovere sul fuoco, suona qualche nota alla tastiera. Poi prende il suo notes, scarabocchia le parole che descrivono la sua avventura. Innesca il processo dell’immaginare i suoi sogni. Li vede nitidi nella testa. Crede