Dove ci si perde, dove ci si trova
Guarini Newsletter
Dove ci si perde, dove ci si trova.
A otto anni, a Montecatini – la più bella casa in cui ho abitato – su un albero di cachi – lo ricordo benissimo – mi chiedevo cosa significava “essere”. Ripetevo la parola “essere” in continuazione e mi rendevo conto che, a forza di ripetere, la parola non significava più niente. Diventava un suono articolato, del tutto privo di significato. Che curioso!
Se mi sforzavo di pensare qualcosa, di uscire da quella mancanza di senso provocata dalla ripetizione, e dicevo: Io sono, io sono, sentivo una sorta di brusio interiore, qualcosa come un flusso monotono, una corrente continua. Ma la sentivo.
A otto anni, giocavo così – senza saperlo – a fare il filosofo.
Mi commuove quel ricordo. Ma soprattutto, ora, quello che mi affascina e provoca in me una sorta di slancio attrattivo è l’idea che giocavo.
A otto anni io giocavo tutto il giorno. Qualsiasi cosa facessi era gioco. Immaginavo tutto quello che veniva da immaginare e tutto diventava altro. Un altro meraviglioso.
Meraviglioso soprattutto ora, che per giocare devo fare un certo sforzo. Meraviglioso perché ora vedo un albero di cachi e allora era una foresta sospesa tra paludi e cielo.
Ora io vedo un alloggio – l’alloggio dove vivo e lavoro – e mi ci vuole un certo sforzo per vedervi una nave, che viaggia nell’Oceano dell’Essere, alla ricerca del tesoro, eccitato da questa avventura.
Eppure, in un certo senso, sto ritornando a quello che facevo allora. Sto ritornando al gioco. Ho smesso di prendere così sul serio queste vicende umane. Abbandono volentieri i ragionamenti responsabili, consequenziali, che chiedono ad ogni passo una conferma oggettiva.
Quando Jacopo era piccolo, gli indicavo il cielo nuvoloso, tinto dalle luci del tramonto. E gli dicevo: Attento, se vedi l’Olandese Volante, sarai fortunato per tutta la vita. E il piccolo Jacopo guardava con attenzione la forma delle nuvole. E una sera ha esclamato: Eccolo! L’ho visto. Eccolo là! Guarda, papà: l’Olandese Volante. E l’ho visto anch’io. Era sorprendente. Solcava il cielo sprigionando la forza della fantasia. E tingeva le nostre vicende terrene con l’aura del meraviglioso e del mistero.
Così, questa mattina, rientrato dalla mia passeggiata all’Orco, dove mi esercito nello zen e l’arte del tiro delle pietre, ho visto che il mio alloggio era davvero una nave. Ho lavato il ponte, sistemato la cucina e riordinato la cambusa. E poi mi son messo a fare la rotta. E l’ho seguita per tutto il giorno. Ho stabilito i contatti radio con i mie amici e collaboratori. Ho esaminato da vicino le coste. E ho incontrato altri navigatori.
Sono anche sceso a terra, nel porto, per fare provviste.
Dove ci si perde? Dove ci si ritrova?
Io mi ritrovo pienamente nel gioco, dimentico di tutti i richiami seri del mondo. E nasce un altro mondo. Molto migliore di quello che ci raccontano tutti i giorni.
In questo mondo vivo la mia avventura. L’immaginazione è libera di plasmare a piacere. E non si lascia certo pregare.
Ma non credere che sia un mondo-fuga. Il fatto è che le cose succedono realmente!
E mi domando: E se il cosiddetto “realismo” ci avesse sottratto dal nostro vero mondo? Se il cosiddetto “realismo” fosse una sorta di incantesimo che ci chiude gli occhi e imprigiona l’immenso potere della nostra fantasia?
BELLE NOTIZIE
A tutti gli amici che hanno acquistato quadri da me.
L’avventura della mia pittura sembra riservare di mese in mese nuovi risultati da meraviglia.
Ne sono molto felice. Vorrei esprimere in qualche modo la mia gratitudine per tutti