STA CAPITANDO QUALCOSA
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Sta capitando qualcosa.
Sì, una faccenda del genere: la sensazione che stia capitando qualcosa. Qualcosa che mi riguarda ma che è più grande di me. Qualcosa che mi accade e qualcosa che accade in uno spazio più largo. Come se dovessi aspettarmi di vedere una geografia nuova, da un momento all’altro.
Ragionevolmente, mi dico che è soltanto l’assestamento di quello che ho chiamato un periodo di riorganizzazione, dove c’era da tappare buchi del passato e stabilire le basi per il cammino di domani.
Ma la ragione è troppo accomodante, troppo cauta rispetto a quello che sento. Questa mia cara ragione che coltivo con amore nel traffico quotidiano con le parole. Che sollecito e pungolo, anche, con la speranza e il sogno. Non lasciandola sola con la sua logica argomentativa.
Sta capitando qualcosa. E non si tratta di una constatazione. Non sono in grado di descrivere ciò che è nell’aria. È una sorta di presentimento, piuttosto, tanto suadente e intrigante quanto vago nella sua capacità di asserire.
Sono sicuro che conosci questo stato dell’animo. E sono sicuro che vi ci si radunano tutte le tue aspettative – o i timori. Perché questa sorta di presentimenti è il luogo dove il desiderio drizza le orecchie, si carica e si protende, in attesa di scattare. È anche il luogo in cui ti fari preghiera.
Ed è così che – tagliuzzando sul tagliere cipolla sedano carote e rosmarino mentre nella padella l’olio si preparava a soffriggere il battuto – mi è venuto da pensare che io sono come costituito da parti distinte e separate ma che si cercano appassionatamente, aspirando a congiungersi, sposarsi, fondersi in unità. Ragione, certo, ma anche sentimento. Analisi, certo, ma anche immaginazione. Mente e corpo, spirito e carne, contemplazione e azione, maschio e femmina, silenzio e parola, movimento e quiete, dati di fatto e desideri…
E, rimestando col mestolo il mio soffritto con la passata di pomodoro, ero più che intenzionato a non separarmi mai da alcuno degli opposti che agiscono in me. Intenzionato a rifiutare la lotta tra i poli che mi compongono, a non demonizzarne alcuno a beneficio dell’altro.
Come si dice in antichi miti a proposito del maschio e della femmina, che una volta erano uniti e poi furono separati e da allora si cercano per ritornare una cosa sola insieme, così queste opposte parti di me, in realtà, si cercano appassionatamente: si amano.
E – abbassando il gas e mettendo il coperchio alla padella, lasciando un piccolo spiraglio per sfiatare l’evaporazione – mi riproponevo di favorire questo abbraccio, abbandonando al passato ogni contrapposizione e ogni spirito bellicoso. E mi dichiaro disponibile a slittare senza esitazione e turbamento dalla voce del cuore a