Al servizio di un’idea
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Al servizio di un’Idea
È ricomparsa all’improvviso. È in viaggio per Ginevra.
– Volevo dirti una cosa – sorride.
È lei che mi ha convinto a scrivere di creatività. È lei che mi suggerisce gli spunti. Il suo respiro sa di primavera. I suoi seni sono pesche di frutteto mediterraneo.
– Nel nostro modo di parlare – e di vedere: perché vediamo attraverso le parole che diciamo… – sembra che siamo noi a partorire idee creative e a realizzarle, dandoci da fare con progetti, azioni efficaci e perseveranza intelligente. Esattamente come siamo noi a fare dei figli…
Ma c’è anche un altro modo di vedere.
Essendomi incuriosito, mi ero disposto ad assorbire quello che stava per dirmi. Io la bevevo, Andrea.
– Ci sono congetture – lo sai – secondo cui sono i bambini che scelgono i propri genitori. È un modo di pensare assai lontano dal razionalismo positivistico della cultura più diffusa. Ma vale la pena di ascoltarlo, per trarne insegnamenti supplementari.
Da quest’altro punto di vista, sono le idee che nascono per conto loro. Scelgono il grembo in cui impiantare il seme, e mettono in moto tutto il processo di gestazione. Sono loro che si servono di te per venire alla luce.
Da questo punto di vista, un uomo, una donna, sono abitati da un seme che in qualche modo traccia il loro destino. Lo avvertono come un richiamo interiore pressante – il tuo Socrate parlava di un Daimon. E la tua tradizione cristiana parla di voce della coscienza. Oggi si preferisce far riferimento al cuore: va dove ti porta il cuore!
Vista in questo modo, la creatività assume un aspetto interessante.
Non si tratta più di far uscire con forza un nostro progetto, ma di assecondare e servire un’idea che ci sopravanza.
La gioia che ne riceviamo non è semplicemente la soddisfazione di avere un riconoscimento dal mondo, ma l’intima soddisfazione che proviamo nel coniugare la nostra vita con l’obbedienza al nostro destino. È il Daimon che ti gratifica, perché lo stai seguendo. E i Greci chiamavano Eudaimonia la felicità. Che voleva dire più o meno che il Daimon era contento.
Da questo punto di vista, la creatività non è un know how generico che ti consente di creare cose originali in qualsiasi compito ti venga assegnato o tu decida di scegliere. Piuttosto è la capacità conquistata di aprire le porte della manifestazione e della realizzazione a quel patrimonio di idee che ti abita da sempre e costituisce la tua unicità.
Qui il massimo di iniziativa si coniuga perfettamente con il massimo dell’obbedienza. Paradosso!
Mi trafigge direttamente nel cuore con quegli occhi chiari che sanno di acqua cristallina.
– Pensa che bello, per ognuno di noi, poter pensare che c’è seminata dentro il nostro grembo, fin dall’inizio, da sempre, una ghianda unica, un seme speciale. E che il nostro compito e il nostro destino è di dare alla luce questo figlio delle stelle.
Pensa che bello poter immaginare che quando siamo depressi e angosciati e insoddisfatti è il Daimon che ci manda segnali e richiami. E quando ci sentiamo pieni di gioia, e colmi nel cuore, è il Daimon che ci segnala la giustezza del nostro procedere.
Io la guardavo, l’ascoltavo, e sentivo un’intima felicità di essere lì, allora, ad ascoltare queste parole. E mi veniva da pensare che il mio Daimon – sempre che ne avessi uno – aveva forse in Andrea un’alleata esterna.
E non era difficile, allora, immaginare una sorta di armonia nell’universo, negli eventi, negli incontri, nelle cose che capitano tutti i giorni.
Ci scivolavo dentro