Uscrire dal chiuso…
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Spazi più grandi, passione, immaginazione.
Facciamo finta che quella cosa che chiamiamo la nostra mente non sia soltanto una macchina per processare le informazioni che ci arrivano dal mondo esterno o dal nostro corpo, ma che sia una specie di canale di comunicazione, di antenna ricevente, che processa anche messaggi che ci arrivano dalla radice da cui siamo usciti, da qualche livello di fondo della vita che regola le cose senza interpellarci prima, e che gestisce il flusso globale entro cui noialtri occupiamo un certo spazio di manovra.
Facciamo finta che il risultato di questo complesso lavoro di elaborazione di informazioni sia quello che chiamiamo coscienza, o consapevolezza – diciamo lo schermo grande dove compare la mappa della realtà così come siamo capaci di rappresentarla e in base alla quale prendiamo le nostre decisioni.
Beh, un bel casino!
Tuttavia è anche il nostro divertimento e il nostro viaggio. Diciamo la nostra avventura.
Personalmente ritengo che ci siamo addestrati abbastanza a decifrare i segnali del mondo esterno – quello della natura e quello della società – e a mettere insieme i pezzi d’informazione per creare scenari, raccontare le nostre storie e prendere decisioni con la presunzione di operare saggiamente. Sappiamo riconoscere abbastanza bene i segnali del corpo, che ci mettono al corrente di bisogni e di pericoli, e abbiamo anche qui elaborato modelli per interpretare delle plausibili connessione tra i segnali stessi.
C’è tuttavia una vasta gamma di segnali che ci arrivano sotto forma di umori, sensazioni, presentimenti, desideri, eccitazioni, sconforti… con cui abbiamo meno sicurezza di interpretazione, e che spesso abbiamo codificato in maniera piuttosto approssimativa.
La mia impressione è che – in quest’epoca storica – ci stiamo interessando molto di questo campo misterioso di messaggi e vorremmo acquisire maggiore familiarità, riuscire a codificare in maniera attendibile, nella speranza di arricchire lo spazio della consapevolezza e fare le nostre scelte in maniera più larga, più aperta.
E allora il nostro viaggio avventuroso attraverso la vita non si definisce più soltanto con lo stare in buona salute e avere successo nel mondo, ma vorremmo poter dire con qualche cognizione di causa che c’è altro iscritto – come in negativo – nel nostro desiderio, nelle nostre aspirazioni. C’è altro che deve ancora affiorare e che potrebbe rimescolare le carte.
Insomma, si aprono spazi nuovi e più aperti al nostro intraprendere e forse quel gusto del vivere che a volte ci inebria potrebbe contenere anche informazioni ulteriori sulla qualità della vita che vogliamo e sul modo di perseguirla.
È un po’ incasinato, vero?
Ma non si dovranno attraversare delle regioni nebbiose prima di vedere il cielo limpido?
Come passare da qui a lì?
NOTIZIE
Certo che sono contento. Sono felice.
Ovviamente qui ci sono un casino di desideri e sogni che aspettano la libera uscita. Sono in grado di immaginare per me una situazione ancora più ricca e operosa. Non sono satollo.
Ma oggi sto vivendo come desidero, posso fare le cose che amo e non sono ancora morto di fame!
I miei quadri si vendono – è una circostanza non indifferente. E non si tratta solo del fatto che posso pagare le bollette e bere del buon vino ai pasti. Si tratta di qualcosa di molto meglio: posso coltivare le cose che amo di più: la pittura, la scrittura, la musica, l’amicizia, lo scambio di idee… senza padroni, senza censure, senza tormenti.
Non è un lusso?
Ieri sera c’è stato un vernissage per me. Da Michel, a Quagliuzzo. Un ristorante veramente speciale. Lì non fate un cena, lì avete un’esperienza di elevata