Ho preso il mare. Un mare vagabondo, che si muove a caso. Dove i gabbiani hanno avventure non scritte a tavolino. E gli dei muovono i fili dai segreti nascondigli ove sostano invidiosi. La vela e il vento. I sogni impossibili e l’amore per quell’essere al mondo che è così strano, con radici altrove. Esseri impertinenti che durano un istante e intendono lasciare tracce eterne. “Verso Itaca”, smalto su tela, cm 100×120
La vela è piuttosto presente nella mia pittura. Quasi mai come “marina”, sempre come metafora di un modo di immaginare il vivere. Andar per mare, il vento, il timone, il caso. L’avventura. E Ulisse.
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