Categoria : Eugenio Guarini
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Guarini Newsletter.
Che dire…?
Delle volte mi domando da dove arrivi a certe persone quell’intelligenza delle cose che mostrano di possedere in grado così intenso. E lo capite che sto parlando di Sheila. Una rivelazione per tutti noi.
Venne ad aprire il primo centro di elaborazione dell’esperienza. L’idea veniva da lei. E il piccolo gruppo degli iniziatori era pronto a tutto ma non sapeva cosa aspettarsi e dove si sarebbe avventurato.
Sheila dava l’idea di una bionda per via del suo velo giallo oro, ma era nera. Nera negli occhi e nei capelli. Nera e profonda. Te n’accorgevi quando i suoi occhi incontravano i tuoi.
Quando hai passato l’intero pomeriggio di una domenica d’agosto a pulire la cantina lo capisci meglio che c’è una differenza. La differenza ti salta agli occhi. Sto parlando della differenza tra il dire e il fare, fra l’essere di chi si limita a dire e l’essere di chi fa.
Sì, non ho il minimo dubbio, questa giovane donna aveva riflettuto quotidianamente su quello che viveva. La sua bellezza non era una semplice dote fisica. In lei c’era qualcosa di conquistato, lavorando sull’anima.
Non mi dispiace iniziare i nostri corsi con quest’osservazione. È, infatti, basilare. Molti di noi oggi sono vittime di un’illusione in qualche modo legata al processo di scolarizzazione. Al prestigio che nei secoli ha acquisito la cosiddetta vita intellettuale.
Cercavo d’immaginare Sheila quando leggeva. Il modo in cui s’immergeva e prendeva la distanza. Il modo in cui coltivava le sue reazioni spontanee e ne faceva un orto da coltivare…
Di cosa si tratta? Può essere detto in termini molto semplici e diretti: molti di noi pensano che quando hanno detto qualcosa è come se l’avessero fatta. Ecco – può dire una ragazza – bisogna che io sia libera e autonoma, che non dipenda nei miei umori dal comportamento del mio ragazzo. Sì ho capito che devo godere della mia autonomia. Sono una donna libera. Non dipendo da nessuno e posso fare quello che voglio.
Ecco una ragazza può dirsi queste parole, o cose del genere, per settimane, mesi, anni. E illudersi che avendolo detto è come se si fosse realizzato.
Di fatto, averlo detto, averlo capito anche, non è ancora nulla. Perché non è ancora successo nulla. Una ragazza può dire questo con grand’eccitazione e convinzione, ma alla prima delusione da parte del suo ragazzo cade in depressione, o sbotta di rabbia e di rancore.
Una ragazza può dire: voglio che la mia cantina sia pulita e ordinata, voglio buttare via quella montagna di cianfrusaglie che mi legano al passato e che, d’altronde, non uso più da anni. Ma oggi è una giornata calda, troppo calda. E andare a pulire, oggi, è troppo faticoso.
Mi toccava, in qualche modo. Questo discorso mi riportava ai tempi dell’insegnamento. Cosa c’è di più esaltante che fare il professore di filosofia? Ebbene, era vero: dopo aver letto libri fantastici, dopo aver elaborato in proprio idee meravigliose, sì, lo confesso, mi sembrava di aver già raggiunto un modo di essere corrispondente. Ma non era vero. Avevo solo eccitanti parole in bocca e pensieri pieni di bollicine nella testa.
Insomma, il dire cose intelligenti e positive, può dare la sensazione di averle già raggiunte, ma non è così. Fare e conquistare implica sempre il superamento della propria zona di comfort – come la chiama la moderna psicologia umanistica. Che vuol dire? Vuol dire, lavare il pavimento, pulire la cantina anche se fa caldo, anche se ti riempi di sudore e la polvere ti si attacca ai capelli. Vuol dire
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