Categoria : Eugenio Guarini
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Semplificare
Krista si mostrava determinata. Certo ci aveva pensato. Qualcosa di più: aveva maturato dentro di sé delle chiare ipotesi di lavoro. Me la ricordo, seduta sullo sgabello, quando ci metteva al corrente delle sue considerazioni:
I ragazzini quando giocano provano piacere. Ma quando si accorgono che il gioco non dà più piacere, mollano e passano ad altro. I ragazzini mantengono il senso del gioco più di noi adulti.
Noi continuiamo a giocare: a fare gli avvocati, gli ingegneri, gli psicologi, i formatori. Entriamo in certi ruoli e continuiamo a giocarci per decenni, forse per tutta la vita, anche quando il gioco non morde più sul piacere di vivere davvero. Perché abbiamo perso il senso del gioco. Perché siamo diventati seriosi.
Vi rendete conto dell’uso che facciamo di teorie e costruzioni scientifiche o dalla parvenza tale?
Una volta, con una cultura più rozza e diretta, si diceva ad un ragazzo: segui la tua vocazione. Questo è quello che devi fare. Mettici le tue energie, investi le tue risorse, cura i tuoi talenti, cerca e impara come farlo bene. Non temere i pericoli, i rischi, non avere paura, vai avanti per la tua strada.
Ma “vocazione” era diventato un termine vago, poco scientifico. Compromesso con qualche mito religioso. E poi venne la sociologia, il mercato, la formazione, la scienza sulle intelligenze multiple, i test per verificarle, la pnl e l’analisi transazionale… Un sacco di cose.
Un sacco di cose che occupavano il tempo di parcheggio. Vale a dire, che consentivano di fare qualcosa di dignitoso mentre non si trovava la forza di fare alcunché. Saperi che consentivano di procrastinare, con l’illusione di occuparsi di cose intelligenti.
L’intelligenza è diversa a seconda se la usi mentre sei impegnato a conquistare l’isola del tesoro, o se la usi per riempire le tue giornate nella stanza che tuo padre e tua madre hanno allestito per te, nell’attesa di scoprire se hai delle conquiste da fare.
E così, molti trascorrevano decenni a fare test per scoprire i propri talenti, e altri test per verificare le proprie capacità manageriali, e altri test ancora per acquistare consapevolezza della propria vision & mission. Col risultato che si sentivano sempre più intelligenti e non avevano ancora fatto nulla.
Non parliamo dell’amore e della vita di coppia. Si sapeva tutto sull’autonomia affettiva, sulla dipendenza, sul rapporto tra mancanza d’autostima e incapacità di relazionarsi. Ma la capacità di dare vita a relazioni di lungo periodo, capaci di progetti fecondi, sembrava proprio non scaturire da tutto questo sapere.
Le teorie sulla resistenza al cambiamento avevano oscurato la voglia segreta di cambiare. Invece di vedere opportunità in un’era in cui i sistemi di garanzia del passato crollavano per insufficienza di risorse sociali, cresceva un sistema pletorico d’indottrinamento e formazione che non arrivava quasi mai al nocciolo della questione.
E il nocciolo della questione era questo: c’è qualcosa che tu vuoi fare da sempre, tira fuori le tue energie e fallo. Tira fuori da dentro di te la grinta di sopportare fatiche e sfide e vai. Sviluppa la tua intelligenza per inventare modi efficaci per condurre il tuo viaggio, per tracciare il tuo sentiero. Parla di questo con i tuoi compagni di viaggio. Inventate. Evita i trabocchetti delle spiegazioni, delle teorie che giustificano la passività, che ti offrono alibi per piagnucolare. Tu hai un sogno: quella è la tua vocazione. Non ascoltare le ricerche di mercato per decidere qual è la tua vocazione. Saranno le ricerche di mercato a registrare il successo d’uomini e donne “folli” che hanno perseguito con successo
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