Categoria : Eugenio Guarini
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Provare a dire.
Dicevano le solite cose, di lui. Sai? Come si parla di solito. Insomma, a distanza, alcune persone sembrano essere state baciate dalla Vita. Ma sono storie. Modi per esorcizzare domande più responsabili…
Alessandro Magno,. Napoleone, Kennedy, Martin Luther Kling, Madre Teresa di Calcutta.. e via discorrendo. No, non si tratta di persone diverse, di persone con dotazione eccezionale… Non sono molto diverse da me e te. Credimi.
La diversità non sta nella dotazione genetica, o nel bacio del Padre Eterno. La diversità sta in qualcosa che io e te potremmo anche fare, tentare, realizzare. L’appassionata cura della nostra esistenza. La volontà pervicace di far partorire dal nostro albero i frutti che ha in grembo.
Insomma, la fede.
Comunque, quella sera lì, eravamo a chiacchierare e lui era nostro ospite. E c’erano quelle persone che noi chiamiamo “in gestazione”. Di solito, il loro modo di accostarci era di dire che non avevano un sogno. Che si tormentavano perché non conoscevano il loro sogno, semmai l’avessero.
Se prendevamo quella strada, era tutto un: sì, lo farei, se solo capissi, comprendessi… purtroppo io…
Mi sto spiegando?
E noi ci domandavamo se ci fosse un modo per sbloccare questa situazione. Semmai ci fosse un modo per dare il permesso a queste persone di inseguire il loro sogno. Perché – questo ci sembrava chiaro – se ci avevano contattato, se noi significavamo qualcosa per loro, era perché dentro di loro sapevano di averlo, questo cazzo di sogno. Ma c’era qualcosa che non lo faceva uscire.
Naturalmente, ci veniva l’idea di fare un training, quelle cose che si chiamano counseling e via discorrendo – vanno di moda. Ci veniva questo in mente, di primo acchito. Ma, poi, riflettendoci, noi non ci credevamo in queste cose. Pensavamo che erano straordinari espedienti per creare posti di lavoro e fonti di reddito. Ma, sinceramente, non ci credevamo in un corso in dieci giorni che vi permetterà di scoprire lo scopo della vostra vita e di inventarvi un’esistenza felice…
Noi sapevamo soltanto che da ragazzini, leggendo un libro di avventure o vedendo un film d’eroi, ci si gonfiava il petto e dicevamo: anch’io! Era questo, in fondo, il modo in cui alimentavamo il nostro entusiasmo. Il resto era una faccenda nostra.
Diventava sempre di più una faccenda nostra. Fino al punto in cui avevamo deciso che non dovevamo aspettare la Fata Turchina o il Principe Azzurro, ma che dipendeva da noi: era una nostra decisione.
Insomma, da quel punto in avanti, volevamo uscire dalla media, e dagli schemi. Non ce ne fregava più niente di fare sesso per dare eccitazione alle nostre giornate. Non ce ne fregava più niente di campare con espedienti. Se volevamo l’amore, doveva essere un grande amore, da Re. Se volevamo far fortuna, doveva essere un’impresa memorabile. E tutto a modo nostro.
Ci dicevamo: a modo mio! E il petto si riempiva di ossigeno. E guardavamo in grande. E non c’importava se rischiavamo i nostri pochi averi. Noi volevamo dire in punto di morte: ho vissuto. E ora vediamo che capita!
Lui ci sembrava rappresentare tutto questo.
E quella sera lui disse poche parole.
– Prenditi la responsabilità della tua vita. Smettila di fare la marionetta del destino. Tu puoi dare gioia, felicità, slancio, alla tua esistenza. Basta che te ne assuma la responsabilità. Non incolpare nessuno se sei triste e infelice, se i tuoi progetti hanno fallito. Di’: è colpa mia.
E ti ritroverai padrone di te stesso e del tuo destino.
Non pensare alle tue angustie come a sensi di colpa. Pensale
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