Categoria : Eugenio Guarini
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Dove corri?
Fermati, non correre sempre. Ma dove cazzo corri? Dove vai?
Fermati un po’ e pensaci, per la Madonna!
Tutti aspettavano solo che qualcuno gli desse un compito. Per protestare o per mettersi a lavorare. Sono pronto. Sono qui. Ditemi che devo fare.
Fin dal mattino. Ve lo giuro, fin dal primo risveglio.
Ho fatto la cacca, mi sono rasato, mi sono messo il vestito pulito e la cravatta nuova. Come sono professional, in questo modo! Sì, ecco, vedi come sono professional. Un caffè. Va bene, anche una fetta biscottata. Lo yogurt, non dimenticare lo yogurt!
La borsa, il cellulare. Okei. E via in auto. Verso il posto di lavoro. Il solito traffico. Uffa. Va bene, sono partito in tempo. Ci arrivo, come tutti gli altri giorni. Di sicuro. Il cartellino, d’accordo. Una nuova giornata. Una nuova giornata?
Eccomi. Ditemi cosa devo fare. Chi è l’azienda? Chi sono i miei capi? I miei capi sono l’azienda? Le carte, gli ordini di servizio. Noi lavoriamo per una grande causa. Lavoriamo per una grande causa?
E quelli del budget, che dicono? E su, in consiglio d’amministrazione, che aria tira? Ho sentito che vogliono ristrutturare la filiale di Pavia. Mancano i soldi. Non butta reddito. Chissà se Luigi manterrà il posto.
L’ho conosciuto al convegno, l’estate scorsa. Luigi e quella bella foto di famiglia. Quelle due faccine di bimbe. Luigi è un uomo buono. È piacevole in compagnia. Quante cose ci siamo detti, l’estate scorsa. Chissà se Luigi perderà il posto? Gli telefono. No, non ora, ci sono queste pratiche da sbrigare. Tra mezzora passa il dottor Gargiulo. Cazzo!, la scrivania. Non gli va mai come tengo la mia scrivania…
Quand’ero ragazzino sognavo di andare in barca a vela. Un lungo viaggio in barca a vela. Girovagando lungo le coste. Un porto di qui, un altro di là. Le trattorie del porto e le ragazze. Avventure. Amori. E poi via, in barca a vela. L’aria di mare, il sole, la salsedine, e la vela. Un orizzonte vasto, a zonzo per il mondo. Dio che spettacolo!
Ero forte in barca a vela. Ero abbronzato. L’aria del mare. L’orizzonte. La salsedine.
Dottor Gargiulo…!
Dove corri? Dove vai?
Fermati un po’. Pensaci.
Quante vite hai? Questa la puoi buttare?
Ma che stai facendo? E per cosa?
Devi guadagnare da vivere? Devi pagare le bollette? Vuoi comprarti quel televisore nuovo, e poi la macchina, tra quanto la cambi? Naturalmente, il cellulare…
Una nuova giornata?
Ma è la stessa identica giornata, ripetuta mille volte!
Ti rigiri nella stessa giornata da quanti giorni? Contali. Trecentosessantacinque per quanto? Dieci? Sono tremilaseicentocinquanta giorni.
Quanti anni – se ti va bene – rimarrai in questa azienda? 30? 40? Sono quattordicimilaseicento giorni. Quattordicimilaseicento ripetizioni della stessa giornata.
Credi che la vita sia ripetere quattordicimilaseicento volte la stessa giornata?
Quando, da ragazzino, sognavi di girare il mondo in barca a vela, sognavi una vita ben diversa. Ma poi? Bisogna mettere la testa a posto. Ma è questo “mettere la testa a posto”?
Una valanga, dottor Gargiulo! Glielo dico io, una valanga! Una valanga che seppellisca lei e tutto questo stupido open space! Non ne posso più di fare la cacca a orario e di venire qui a mangiare tanta merda per tutto il giorno. Dottor Gargiulo, vada a fare in culo lei e tutta l’azienda! Io torno in barca a vela. Io voglio vivere!
Io voglio vivere!
Lei si chiamava Cathérine. Era francese.
Coltivava piante selvatiche. Le lasciava crescere
Ne studiava con cura le qualità per la cucina, la terapia, il sollievo.
Studiava i metodi più efficaci di tirarne
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