Categoria : Eugenio Guarini
Categoria : Eugenio Guarini
Guarini Newsletter
Anche questo è la mia storia
Queste donne mi fanno da specchio. Me ne rendo conto sempre di più. All’inizio credevo di dipingere delle figure femminili. Credevo che fossero altro da me. Che raffigurassero, forse, qualche altra persona. Ma non è così. Ora so che queste donne sono parte di me, forse uno specchio in cui rifletto in maniera sghimbescia cose che sento e che dico a me stesso. Come se me le facessi dire da loro. Come se le facessi dire a loro. Non ho ancora capito perché. Non so dare una spiegazione.
Ho letto che gli scrittori, quando creano dei personaggi e delle storie, a un certo punto si sentono prendere la mano. Quei personaggi acquistano una vita propria e conducono loro la storia. Sono loro che dettano le cose. Allo scrittore non resta che seguirli. Per la curiosità di vedere cosa fanno e che cosa pensano e cosa gli dicono?
Mi rendo conto che è proprio così. Con la produzione artistica metti al mondo qualcosa che si separa da te e ti si rivolge con le sue esigenze. E tu non puoi fare a meno di lasciarlo entrare con la forza della sua entità nella tua vita.
Chi è questa donna dagli occhi così acuti e dalle ombre del volto così marcate?
Penso si chiami Elisabeth. Gli amici la chiamano Lilibeth.
So che ha studiato. Si è laureata. Si è occupata di antropologia, all’inizio. Poi, a suo modo, è entrata nella Psicologia. Nella Psicologia culturale. Era impegnata in una tesi che a me sta molto a cuore. La sua ipotesi di fondo era che nella cultura ci sono idee che strutturano le personalità, finché queste non acquistano autonomia e decidono di prendere in mano il proprio destino. Liliberth era molto interessata alla dialettica tra l’influsso sociale di certe idee sulla persona e il lavoro che questa viene a compiere per prendere le distanze, acquistando una personalità in proprio. Ed è proprio un oggetto della mia stessa ricerca. Forse Lilibeth mi darà una mano a chiarire le cose?
Lilibeth, negli ultimi tempi, si era occupata molto della pressione sociale dell’immagine della donna bella sulla vita delle ragazze. Ha messo in evidenza, in uno studio pubblicato, la lotta continua, spesso estenuante, che le ragazze compiono contro se stesse, per adeguarsi ai canoni delle attese sociali, al modello ideale di bellezza che si ritrovano nella mente. Ha interpretato il lavoro di palestra, le diete, l’abbigliamento, come lotta contro di sé, per dare spazio ad un’idea socialmente accreditata della donna desiderabile. Ha messo in evidenza gli inghippi, i circoli viziosi, i ragionamenti cavillosi, le conseguenze sulle relazioni, anche quelle più intime, gli effetti talvolta devastanti di questo modo di procedere. Ha studiato le forme estreme dell’anoressia e della bulimia da questo punto di vista. Ha esplorato il disagio diffuso, la mancanza di fiducia, l’incredulità, la lontananza dal proprio sentire, lo smarrimento in giudizi non propri della propria identità. Il vuoto e l’anestesia delle emozioni.
Ma quante cose so di Liliberth!
È appena nata e già la conosco a fondo.
Ma ora ecco una notizia che sembra scontrarsi contro le mie aspettative.
Liliberth era intenzionata a proseguire nella carriera universitaria. Ma una sera di maggio s’innamorò perdutamente di un allevatore della provincia, brillante ed energico. Si ritrovò pronta a tutto, a qualsiasi cambiamento, pur di seguire quest’uomo.
E lo fece. Cambiò vita. Si trasferì con lui in campagna. Apprese a fare la sua parte tra gli allevatori, nella vita della fattoria, nell’amministrazione dell’azienda familiare.
Un giorno lui se n’andò. Un camion troppo veloce
L | M | M | G | V | S | D |
---|---|---|---|---|---|---|
1 | 2 | 3 | 4 | 5 | ||
6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 |
13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 |
20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 |
27 | 28 | 29 | 30 | 31 |