Categoria : Eugenio Guarini
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Il parco.
Questa mattina sono andata a camminare nel parco, prima di lavarmi, prima di fare ogni cosa. Il parco è qui vicino, in altri termini, ti alzi, ti togli il pigiama, infili la tuta e sei fuori, subito lì. Subito lì.
Lo faccio quasi sempre – a meno che non ci siano inghippi. Subito lì.
Adesso vi domanderete che cosa significa lì. E anche io.
Io vado subito lì.
Fuori.
C’è l’aria dell’aperto – molto diversa dell’aria del chiuso.
Lì, è dove sono all’aperto.
E che vuol dire essere all’aperto?
Ora ve lo dico.
Essere all’aperto è essere dove la natura continua a scorrere – sto dicendo, fuori delle strutture e dei comportamenti della cultura e della civiltà. Che, per carità sono importanti e pieni di merito, ma… – sì, sarebbe come – scusate se esagero – come ritornare alla fonte. Lì, dove zampilla la vita. Quella lì è la natura. Ed è bello poterla ritrovare anche in città. Mica ho tempo, la mattina, di volare fino al Machu Pichu!
La cosa bella è che la natura non la puoi cancellare completamente – nemmeno in città.. Davvero! – malgrado le discariche, la burocrazia, e il codice stradale… Esci, vai nel parco, e la ritrovi. Non ti preoccupare se il parco è pieno di gente che si alza la mattina presto per portare il cane a passeggio, con il sacchetto di plastica e la palettina…
Lì c’è la natura. È l’aperto.
Quello lì è l’aperto.
Mi sono spiegata?
Io vado lì, che sono ancora assonnata. Perché, non credere che quando ti alzi, togli il pigiama e infili la tuta, chiudi la porta di casa e incominci a muovere la gambe e le braccia – dico – a respirare… Sapete? Io fumo. E la mattina me ne accorgo. Beh, non crediate che quando esci in queste condizioni, sei subito sveglia, e ragioni come un filosofo dell’età di Pericle.
È tutto diverso. Ce l’hanno raccontata sbagliata.
Tu sei ancora tutta attorcigliata nel sonno. Quello che sta succedendo, con i tempi che ci vogliono, è che tu, gradualmente, – nota come l’ho detto – gradualmente, tu ti affacci alla vita da sveglio. Quella che – lo sai – ci si sente lucidi e sei in grado di rispondere alla domanda: cosa hai deciso di fare oggi? Qual è il tuo programma? Per favore! Non fatemi questa domanda subito. Appena sveglia.
Lasciatemi il tempo di andare lì, all’aperto, dove c’è la natura.
Che bello!
Ero lì, nel parco, all’aperto. La natura. E dicevo: che bello!
Sono viva, ho gli occhi aperti. Ma scherzi? Vedo!
Questa cosa qui mi sembrava un miracolo, da sola.
Io vedevo. Insomma c’era tutta questa roba meravigliosa che chiamo natura – voglio dire l’aria, il cielo, gli alberi, l’erba e anche la terra abbastanza morbida sotto i piedi. E c’era questo risvegliarsi del corpo, dico, le gambe, dico, le braccia, dico, il respiro. E poco a poco, anche la mente, quella roba lì, come si dice. Io insomma mi accorgevo che ero sveglia e che vedevo. E dicevo: che bello!
E poi arrivano i pensieri. Arrivano da soli. Sono ospiti visitatori. Ognuno ha qualcosa da dire. Sembra che abbiano una gran fretta di venirti a visitare. E tu, okei, dici, va bene, mi piacerebbe restare ancora un poco qui, a sentire la natura che scorre, la fonte che irrora, ma va bene, ora posso accogliervi. E arrivano questi pensieri. Credo che arrivino da ieri. Io penso che siano quelli di ieri, questi pensieri. Perché oggi non ho ancora pensato niente…
Hanno tante di quelle cose da dirti. Una volta erano i tuoi pensieri.
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