Categoria : Eugenio Guarini
Categoria : Eugenio Guarini
La casa della scrittura
L’idea fu importante in quel momento. Era un momento critico. Una sorta d’inquietudine mi visitava ogni giorno, soprattutto sulla sera. Ero turbato da dubbi sulla mia vita d’artista. Io, che ero stato a lungo così colmo d’entusiasmo, ora mi sentivo svuotato d’energia, privo di desiderio autentico. Non capivo perché, anche se, nel profondo, sentivo che avevo bisogno di una scossa, uno strattone. Non mi dispiaceva vivere una crisi, ma niente mi assicurava che avrebbe avuto un esito positivo. Queste cose non si ottengono semplicemente volendo. Doveva capitare qualcosa. E quella domenica qualcosa capitò davvero.
Tutto cominciò con un sogno del mattino. Uno di quei sogni che ti lasciano una traccia forte al risveglio. Nel mio caso, un forte risentimento, un’irritazione cupa, e il ricordo vivido della scena. Il sogno era più coerente dei soliti sogni stravaganti. C’era una grande villa con un meraviglioso parco. Ed era mia. Mi era arrivata da qualche inspiegato colpo di fortuna. Ho sempre sognato di abitare una grande villa in un parco ombroso ed ero intimamente contento che questo fosse avvenuto. Mi sentivo fortunato anche se sapevo di avere pochi soldi, di essere in buona sostanza ai margini della povertà, perché l’attività di pittore non mi rendeva abbastanza. Attualmente, erano mesi che non vendevo più un quadro è c’erano state delle spese grosse, soprattutto per una riparazione al mio vecchio Ranch della Peugeot. Insomma, il mio conto corrente era pericolosamente vicino al rosso.
Tuttavia quella grande villa rappresentava una risorsa immensa, una fortuna vera e propria. Vi avrei potuto lavorare con grande serenità e vigore: era il mio ambiente creativo ideale. Ma questa è solo la prima scena del sogno. Ce n’è una seconda.
In questa seconda scena sto lasciando la villa con la mia auto e non sono solo. Con me c’è B, una ragazza alla quale in passato sono stato molto legato. Una ragazza per la cui perdita avevo sofferto molto. Anche se, a posteriori, attribuivo a quella sofferenza, o meglio, a come avevo saputo reagire a quel dolore, una sorta di maturazione del carattere e della sensibilità. La sua presenza nella mia macchina mi dava un notevole emozione perché era il segno che noi eravamo ancora insieme, o di nuovo, non so…
Nella scena io sono commosso e mi viene di dirle: “Hai visto che bellezza questa villa? Non è meravigliosa?”.
La sua reazione non è proprio l’entusiasmo che desideravo. Al posto della condivisione della mia gioiosa fierezza B abbassa lo sguardo e la voce, come una che ha da eccepire. “Non sei contenta?” Le chiedo? La sua risposta è severa, crudele e lapidaria: “Questa villa ha bisogno di un uomo che sappia curare la casa”. “Mi stai lanciando una critica?” Dico io, imbronciato, per la profonda ingiustizia del commento. Non si rende conto che le mie risorse sono limitatissime e che con quel poco sono riuscito a fare delle cose grandiose e coraggiose. Sono irritato con questa stupida donna e dentro di me rimugino di metterla alla porta. Che se ne vada se questa è la stima che mi porta. È quello che rimugino mentalmente, ma non faccio a tempo a dire niente, perché mi sveglio.
Al risveglio ho forte questo senso di amarezza in bocca. Irritazione e delusione sono l’esito della mia vulnerabilità alla critica. Lascio passare qualche tempo, nella speranza che questi sentimenti irritanti scorrano via e mi chiedo il perché di un sogno che mi rimprovera in maniera così crudele.
Sono giorni che cerco di impegnarmi a riprendere fiducia, a chiedermi cosa devo cambiare
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