Andar per monti con Marco Varda
È incoraggiante come gli operatori locali siano riusciti a fare di Locana un centro ricco di iniziative e di strutture di accoglienza per i villeggianti e turisti in genere. Basta scorrerne l’elenco sul sito ben curato del comune (http://www.comune.locana.to.it) per rendersene conto.
Quando arrivo, nel tardo pomeriggio di sabato 11 agosto, la piscina brulica di bagnanti, i giardinetti sono animati da bambini che giocano allegramente, un gruppo di giovani stanno facendo una partita di beach volley su un fondo di sabbia riportata, la piazza è così zeppa di auto che stento a trovare un posto per il mio camper.
Locana è il comune più esteso della vallata, sistemato lungo la Valle dell’Orco, tra Pont e Noasca è un passaggio obbligato per chi va nel Parco Nazionale del Gran paradiso. Vi è stata creata un’area camper ben curata e ospitale che è costantemente piena ed è splendidamente utilizzata per manifestazioni ed eventi di ogni tipo. C’è un Ufficio Turistico attivissimo, la cui sede è proprio qui all’entrata della piazza, dove la presenza e la cura di Eleonora Gianinetto costituisce un punto fermo per tutti gli operatori. Il mercato del martedì è piuttosto vivace e si snoda nella parte centrale dell’abitato: vi ho acquistato delle gustosissime tome e salami saporiti… Ma quello che ha attirato maggiormente la mia attenzione è la presenza di giovani simpaticissimi che amano il loro territorio e si danno da fare alacremente per la sua valorizzazione.
Un paio d’anni fa ho incontrato e intervistato Marco Pezzetti, apicultore che ha dato vita ad un’azienda produttrice e trasformatrice di miele che si è conquistato uno spazio ragguardevole sul mercato e ha intrecciato relazioni cooperative con altri produttori locali e anche stranieri. E vale la pena di ricordare la Fiera del miele che nella borgata di Pratolungo rappresenta un evento ormai importante (qui il servizio: http://www.eugenioguarini.it/files/Lunga%20luna%20di%20miele.pdf).
Oggi ho appuntamento con una giovane guida escursionista che ha attratto la mia attenzione, Marco Varda, che di Locana è originario, precisamente della frazione Casetti. L’avevo notato l’anno scorso, su Facebook, dove scaricava, al tempo della Transumanza, delle foto reportage interessanti e un curioso video che rifletteva l’atmosfera gioiosa della festa. Avevo anche notato in seguito delle bellissime foto di flora alpina, scattate nel corso delle sue escursioni, che postava sul social network, corredate con i rispettivi nomi latini. Quest’anno mi è sembrato che il suo impegno si fosse moltiplicato con un programma e un calendario nutrito di itinerari escursionistici che proponeva ai villeggianti e agli amanti della montagna.
Ci incontriamo nella piazza che è appena rientrato dall’escursione prevista per oggi. Dopo averlo fotografato col suo gruppo ci rintaniamo nel mio camper per stare all’ombra e godere della refrigerazione del mio impianto di ventilazione, mentre scambiamo due parole.
– Stanco?
– Non eccessivamente, anche se oggi la gita era piuttosto lunga. Complessivamente abbiamo camminato per 8 ore. Ma il gruppo era soddisfatto.
– Dove siete stati?
– Siamo andati alla punta dell’Aggia, che è tra la Valle di Lanzo e il Vallone di Piandemma. Oggi si può arrivare con la macchina fino a Piandemma, che è un posto bellissimo. Si tratta di un itinerario molto panoramico, quando si è in cima. L’Inverso di Locana, come chiamiamo questa zona al di qua dell’Orco, è un territorio molto bello, che merita gite naturalistiche.
– E il gruppo di oggi da chi era costituito?
– Sono persone che quest’anno sono venute con me piuttosto regolarmente. Una signora è di Sparone, gli altri sono da anni qui in villeggiatura. E’ ovvio che più che ai residenti io mi rivolgo ai turisti. È necessario prendere delle iniziative per valorizzare il territorio. Noi guide escursionistiche siamo un pò le guide turistiche della montagna.
Infatti non si tratta solo di rispondere alle esigenze di chi non conosce certi itinerari perché non conosce queste montagne, oppure non si tratta solo di dare sicurezza a un gruppo di camminatori… Insomma non si tratta solo di camminare, che è già una bella cosa. Molte persone vogliono vedere delle cose particolari, seguire itinerari che consentano di scoprire, di conoscere… E qui ci sono delle cose belle da andare a vedere.
– Per esempio?
– Per esempio, la gita che conduce a vedere i Ciciu…
– I Ciciu?
– Si tratta di formazioni che sono delle vere e proprie sculture morfologiche naturali, con una tipica forma a fungo, il cui cappello è costituito da un masso erratico (anche di notevoli dimensioni) ed il cui gambo è costituito da terra e pietrisco. Prendono il nome popolare di ciciu, parola piemontese che significa pupazzo, fantoccio. Ce ne sono molti nel cuneese, su per la Val Maira, dove hanno fatto una riserva naturale intitolata a queste formazioni. Ma ne abbiamo anche qui. E per trovarli è utile una guida. Per esempio in questa stagione, con tutta questa vegetazione, non è facile vederli. E in più il sentiero in certi tratti è anche un po’ rischioso…
Con questo gruppo di oggi sono anche salito all’Arzola partendo da Barelli, sopra Montepiano, dove c’è la fornace. Non tutti sanno salire di lì. Insomma sul territorio ci sono luoghi bellissimi da visitare, come i laghi glaciali del vallone dell’Eugio, dove non ci sono rifugi e devi dormire in tenda. Ci andrò probabilmente il 24 ed il 25 agosto. Oppure posso accompagnare un gruppo a vedere gli stambecchi, o certe fioriture… Locana ha dei posti bellissimi che spesso la gente ignora. La valle di Piantonetto è straordinaria, ma dev’essere scoperta anche da un pubblico turistico e non solo dagli alpinisti che già frequentano il Rifugio Pontese. Ieri ci sono andati due pulmini, 40 persone.
– Com’è che sei dentro queste iniziative?
– Sono originario di qui. Mio nonno era stato “assistente contrario” in diversi grandi cantieri realizzati dall’ex-Aem in zona: in sostanza controllava per conto della società che i lavori venissero eseguiti a regola d’arte. Aveva un lavoro che ho sempre idealizzato, sempre in giro, sempre all’aperto. Io lavoro per le Assicurazioni Generali, ma non sto in ufficio. Ho avuto in passato delle esperienze lavorative in fabbrica di durata limitata. Mi piacerebbe lavorare tra queste montagne, mi sto orientando in questo senso. Quest’inverno sono rimasto a Casetti. È la prima volta, perché di solito svernavo nella mia abitazione di Valperga. Vorrei trovare una sistemazione che mi consentisse di realizzare questo sogno. Non è facile…
– Che studi hai fatto?
– Ho fatto l’ITIS a Rivarolo e poi mi sono iscritto a Scienze Forestali e Territorio, come altri che tu hai incontrato, Alessandro Gotta, per esempio, che fa il contadino in frazione Boetti di Pont. Ma non è facile credere che questo ti apra grandi sbocchi lavorativi. Da noi, in Facoltà, correva la battuta che l’aspirazione massima per uno studente di Scienze Forestali era costituita da un impiego temporaneo come dipendente della Decathlon!
Parteciperò al concorso per allievi vice-ispettori del Corpo Forestale dello Stato ma non c’è da sperarci molto. Per il momento sto cercando di organizzarmi per conto mio, come guida escursionistica . Quest’anno ho lavorato in stretta collaborazione con l’Ufficio Turistico di Locana, che è molto attivo e vivace. Ma ci troviamo a fronteggiare un pregiudizio che purtroppo non gioca a nostro favore. E consiste nell’opinione che Locana, visto che non è in alto, non abbia un valore montano appetibile. E invece non è così. Certo, per raggiungere gli itinerari interessanti bisogna superare dei dislivelli non indifferenti, ma il territorio è ricchissimo di paesaggi montani bellissimi. Non è come a Ceresole dove se vuoi andare allo Jervis, hai il sentiero che ti ci porta in un’ora e mezzo, due! Qui, se vuoi andare alla Bruna, che è un posto stupendo, devi fare un bel dislivello prima di cominciare a godere. Inoltre, la strada che da Rosone porta a Piantonetto non è molto incoraggiante, è un po’ stretta, ma comunque c’è e ti conduce fino ai piedi della diga del Teleccio. Poi in venti minuti sei al Pontese e lì si apre l’universo!
Qui ci sono molti giovani che si danno da fare. Eleonora è il punto fermo all’Ufficio Turistico, poi ci sono i ragazzi dello snowboard, ci sono gli impianti della neve alla Cialma, dove sembra vogliano sparare la neve artificiale per assicurare la stagione anche quando, come quest’anno, non cada neve abbastanza. Se vai al Baruccio, da Erica, ti dirà che c’è un bel progetto di rifugio hotel per Cambrelle, che un posto molto caratteristico. C’è la chiesetta di San Vito e ci fanno la festa agli inizi di Agosto.
Marco ha trent’anni. E’ chiaramente innamorato del suo territorio. La sua aspirazione è quella di tanti giovani che sentono il richiamo della natura, che intristiscono a pensare si condannare la propria esistenza alla vita d’ufficio. Vorrei proprio che il suo sogno si realizzasse. La Valle dell’Orco, come altre parti del Canavese e d’Italia, registra sempre più numerose conversioni alla natura di giovani che testimoniano una nuova tendenza, che fa riflettere sul cambiamento in atto.
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