L’assenza

Carnevale 2, ovvero “le forme delle cose” è il quadro recente che più si avvicina a quello che ho in mente dopo la passeggiata con le ciaspole al Pian delle Nere.


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L’assenza


I pensieri hanno una storia. Sono una storia. Lo ripeto spesso. Anche questa volta è possibile raccontarla. A puntate.


Prima puntata. La mia amica Sandra, ceramista, fa delle porcellane molto suggestive. Vado a trovarla e mi spiega come fa. Adagia un panno intriso della soluzione di terra finissima su un supporto di carta stropicciata affinché ne prenda la forma. Poi mette tutto nel forno. Il fuoco brucia carta e panno e trasforma la terra in porcellana. La forma della porcellana è quella lasciata dalla carta ormai volatilizzata. Chiamerà la mostra di queste porcellane con un titolo particolarmente azzeccato: “Vuoto a perdere”.


Seconda puntata. Durante la passeggiata al Pian delle Nere m’interrogo sul perché il dio non sia visibile. All’improvviso mi rendo conto che non c’è nessuna ragione per cui un dio non possa essere visibile. Forse sono io che non so dove guardare…


Mi metto d’impegno, guardando attorno, per vedere se riesco a vedere il dio negli alberi, nel profilo innevato della Quinzeina e del Verzel, nel cielo dove falchetti presidiano con voli circolari il silenzio del luogo…


Niente da fare. Niente Dio! Vedo delle bellissime montagne, betulle sinuose, voli maestosi di uccelli, respiro aria pulita, tutto sorride, tutto è straordinariamente bello. Ma non vedo il dio.


Eppure non c’è ragione che un dio che è dappertutto non sia visibile a uno sguardo che scruta dappertutto.


Terza tappa. Scendo dalla montagna un po’ contrariato. Mi dico che non sono cose di cui posso dire qualcosa di sensato. Che è meglio che lasci perdere. Che non capisco perché ci ricado ogni volta. Ma di che parliamo quando parliamo di dio?


Poi, d’improvviso, mi tornano in mente le porcellane di Sandra, che sono lì, belle e translucide, con la forma lasciata loro da un supporto volatilizzato nel momento stesso in cui esse nascevano…


Quest’immagine suggestiva mi suggerisce l’ipotesi che il dio potrebbe essere ciò che si è sottratto, che si è allontanato, che è morto – in un certo senso – nel momento stesso in cui ha dato forma alla bellezza del mondo. Come il vuoto a perdere della mia amica ceramista.


È un pensiero che mi scuote il cervello. Il dio che lascia la sua impronta, creando, e che si ritira, nel momento stesso, lasciando essere il mondo creato.


Un pensiero inquieto, che mi suggerisce di non cercare il dio nelle cose, neanche nelle più belle. E nemmeno nell’insieme delle cose, nel tutto delle cose. Ma in ciò che manca nel mondo e nelle cose.


La presenza del dio viene così a consistere nella sua assenza.


Sbalorditivo!

Categorie: Eugenio Guarini